“Non si scrive l’Italia invano”
Chi non ricorda la magnifica scena di Checco Zalone nel film Quo Vado? in cui il comico pugliese si fa dare scala e cacciavite per togliere la scritta “cucina italiana” da un ristorante? Lo spunto, ovviamente, è ironico ma nasconde un problema reale: quello dei prodotti italiani “finti” (sia per gli ingredienti usati che per le modalità di preparazione). Questi in cui scriviamo, del resto, sono i giorni della Summer Fancy Food, la più grande fiera alimentare del Nord America. Un’occasione per riflettere sul valore del cibo e sulla difesa dei nostri prodotti. Gli USA, peraltro, rappresentano il maggior mercato di “contraffazione” del nostro alimentare.
Come spiega Coldiretti, infatti, “oltre un turista italiano su due (53%) che viaggia all’estero si è ritrovato a tavola pietanze e prodotti tricolori ‘taroccati’, fatti con ingredienti o procedure che non hanno nulla a che fare con la vera cucina italiana”. L’associazione che raccoglie i coltivatori diretti è presente alla sopramenzionata fiera di New York. Lo stand è condiviso insieme a Campagna Amica e Filiera Italia (2718 – 2827 Pavillon Italy), in collaborazione con l’Ice. Qui è stata allestita un’esposizione che mette a confronto le eccellenze della dieta mediterranea con le sue versioni fake.
Gli USA “maggiori taroccatori”
“Si va dall’olio ‘pompeiano’ al vino Chianti Sangiovese fatto in California, fino all’immancabile Parmesan, diventato negli anni simbolo dei cibi fake ispirati alle nostre migliori produzioni – prosegue Coldiretti – Non a caso gli Usa si piazzano in testa alla classifica dei maggiori taroccatori con una produzione di italian sounding che ha superato i 40 miliardi in valore e che vede come prodotto di punta i formaggi”.
“Nel 2023 si sono prodotti negli Stati Uniti 222 milioni di chili di Parmesan, 170 milioni di chili di provolone, 23 milioni di chili di pecorino romano oltre a quasi 40 milioni di chili di formaggi italian style di altro tipo, come il friulano, secondo l’analisi della Coldiretti su dati Usda, il dipartimento di stato dell’agricoltura statunitense. Senza dimenticare gli oltre 2 miliardi di chili di mozzarella, che portano il totale dell’ ‘italian cheese’ a quasi 2,7 miliardi di chili. Il risultato è che in America si producono oggi più formaggi finti italiani che formaggi locali come il Cheddar. Il problema riguarda però tutte le categorie merceologiche a partire dai salumi più prestigiosi, come le imitazioni del Parma e del San Daniele o la mortadella Bologna o il salame Milano”.
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