Luciano Canfora: “Non mi pento”
Da tempo il diritto alla libertà di espressione viene utilizzato bizantinamente per giustificare attacchi personali e insulti. Emblematica una vicenda di due anni fa che è tornata d’attualità proprio in questi giorni. Essa vede coinvolto lo storico e intellettuale comunista Luciano Canfora, il quale nell’aprile del 2022 aveva attaccato pesantemente Giorgia Meloni. Canfora stava tenendo una lezione di fronte agli studenti del Liceo Fermi di Bari. In quell’occasione l’oratore aveva definito la leader di Fratelli d’Italia (non ancora premier) “neonazista nell’animo”.
Tali dichiarazioni, secondo quanto riportato in un’intervista a La Stampa dallo stesso Canfora, dipenderebbero dal sostegno al Battaglione Azov, le cui simpatie sono note. “La questione, al di là del dibattito sulla questione ucraina – ha commentato Canfora – è oggettiva. Meloni discende dal Movimento sociale, un partito che si riferiva alla storia della Repubblica sociale, cioè a uno stato satellite del Terzo Reich”. Lo storico di estrema sinistra non vuole dunque scusarsi nonostante gli sia piombata all’epoca la comprensibile querela della diretta interessata. “Trovo paradossale vivisezionare in questo modo le opinioni delle persone – rincara – Allora vuol dire che c’è davvero la censura”.
Canfora: “Sono stalinista”
“All’interno delle forze ucraine – spiega sempre Canfora – c’erano anche componenti neonaziste. La mia definizione in un convegno voleva fare riferimento anche a questo aspetto”. Canfora, peraltro, si dice “contentissimo” se qualcuno dicesse di lui che è uno stalinista, “perché lo sono” spiega.
All’epoca Giorgia Meloni aveva replicato all’accademico tramite un post su Facebook: “Ascoltate il filologo Luciano Canfora che, in un istituto scolastico di Bari, mi definisce “neonazista nell’animo”. Parole inaccettabili, ancora una volta pronunciate da una persona che si dovrebbe occupare di cultura e formazione e che invece finisce a fare becera propaganda a dei giovani studenti. La querela non gliela toglie nessuno“.
In difesa della premier arriva Alessandro Sallusti. “Come si fa ad affiancare Giorgia Meloni non dico al fascismo, che già sarebbe una bestemmia, ma addirittura al nazismo? Con che coraggio lui e i suoi accoliti possono sostenere che la frase «Meloni neo-nazista nell’animo», pronunciata per di più in luogo accademico, debba essere tutelata dalla «libertà di espressione», diritto sacrosanto che deve però contemplare verità e rispetto? Provo pena per questo vecchio signore, non per chi oggi scommetto sosterrà che nella querela della Meloni c’è la prova del suo non essere democratica”.
Intanto è partita la classica macchina mediatica della sinistra finalizzata a gridare alla censura. Sono una trentina le associazioni e 250 le personalità che hanno firmato un appello in difesa di Canfora. Nessuno si è accorto probabilmente del paradosso di uno stalinista che si trincera dietro la libertà di espressione. Non resta dunque che vedere cosa decideranno i giudici, con la prima udienza che si terrà a Bari il prossimo 16 aprile.