Angela, non è colpa tua, sei e rimani una grande atleta. Sei solo vittima di un mondo distorto, nauseabondo, addirittura al contrario. Sono stati 46 secondi tra i più brutti di sempre, uno scempio trasmesso in mondovisione di cui qualcuno dovrà rispondere. Spero che da certe immagini possa partire un moto di ribellione sia a livello sportivo che politico: che almeno, da oggi, non capiti più. Angela Carini una di noi!
Ancora una volta, regole contraddittorie, estremismo ideologico, politically correct, alterano non solo i risultati ma anche i sacri principi olimpici, che dovrebbero vedere gli atleti misurarsi su un piano di parità e con le stesse occasioni di vincere. Tutto questo è molto grave. È naturale esprimere ancestralmente ogni più sincera e spontanea solidarietà e vicinanza alla giovane pugile, che ha visto frantumarsi anni e anni di sacrifici contro il muro dell’ingiustizia. L’ augurio è che venga fatta piena chiarezza e che i vertici del CIO possano prendere spunto da questa inaccettabile vicenda per fissare regolamenti meno ottusi, più trasparenti e coerenti per il futuro.
L’incontro di boxe tra un atleta biologicamente maschile e una donna è una vergogna che non doveva neanche essere ipotizzata. Donne e uomini non possono essere posti sullo stesso piano perché così si discrimina e umilia la donna in nome di una ‘uguaglianza’ che sul piano fisico non esiste e mai esisterà. Dobbiamo, piuttosto, rivendicare il rispetto della particolarità femminile, della sua ricchezza. Chi può davvero pensare che questo possa avvenire esponendo la donna nel farla prendere a pugni da un uomo? Angela, la tua rabbia è la rabbia di tutti coloro che ripudiano le ingiustizie, la negazione della realtà. Speriamo davvero che il tuo gesto sia un monito per chi insiste nel voler imporre ideologie che nulla hanno di inclusivo, di equo e di rispettoso della donna e del suo ruolo nella società e nello stesso mondo dello sport.