I vertici del clan di Rocca Mezzomorreale, nel palermitano, sono stati arrestati ieri nel corso di un blitz dei Carabinieri, coordinato dalla Direzione Distrettuale Antimafia. Sette gli arresti “Illustri” che hanno permesso di infliggere un altro duro colpo alla piovra mafiosa dopo l’arresto di Matteo Messina Denaro.
Grande clamore ha suscitato una frase del boss Gioacchino Badagliacca. Ignaro di essere intercettato dagli inquirenti, parla nientemeno che di “uno statuto scritto” dai “padri costituenti”. Non si tratta ovviamente di Calamandrei o di Terracini, figure di spicco dell’Assemblea Costituente del dopoguerra, ma di boss mafiosi del passato che avrebbero addirittura messo “nero su bianco” le regole di Cosa Nostra.
Una rivelazione che ovviamente va presa con le pinze, ma che la dice lunga sulla visione che l’organizzazione mafiosa ha di sé stessa. Badagliacca non è un personaggio secondario: il suo clan aiutò Bernardo Provenzano nella latitanza e ha continuato a intrattenere rapporti con lo stesso Messina Denaro. Un sodalizio presente già all’epoca delle stragi, sulle quali sono emersi giudizi molto negativi nel circuito della criminalità organizzata palermitana. La strategia mafiosa di Riina ha infatti acceso i riflettori sulla cupola e spinto le autorità a reagire, arrivando a danneggiare tutta l’organizzazione: questo il “peccato” che non viene perdonato ai corleonesi.
Prima di essere arrestati i mafiosi progettavano l’omicidio di una donna: “l’ammazzo io all’architetta prima di morire” aveva promesso Pietro Badagliacca, anziano capofamiglia, al nipote Gioacchino. La colpa della libera professionista era stata quella di aver sbagliato alcune pratiche amministrative care al clan. Se, dunque, i mafiosi criticavano apertamente gli omicidi illustri perché portavano visibilità indesiderata, non si facevano scrupoli nel continuare la scia di sangue ai danni di personaggi lontani dai riflettori.
L’arresto di ieri chiaramente non rappresenta la vittoria definitiva dello Stato contro Cosa Nostra. Le notizie di questi giorni, tuttavia, al netto di tutte le polemiche del caso, dimostrano che Istituzioni determinate possono infliggere colpi molto pesanti alla criminalità organizzata. L’impressione è che ci si trovi di fronte a un tornante decisivo: resta dunque da capire quali conseguenze seguiranno l’arresto di Messina Denaro e i cambiamenti nella geografia mafiosa. Una battaglia di tutti i cittadini per far prevalere la legalità e difendere l’onore degli italiani. Quello vero.