Dopo la pizza napoletana ora è la volta della cucina italiana nella sua interezza. Il Governo italiano, nell’azione congiunta tra Ministero della Cultura e Ministero dell’Agricoltura, tenta di ottenere il premio più ambito: ottenere dall’Unesco il riconoscimento «la cucina italiana, tra sostenibilità e diversità bioculturale» come patrimonio immateriale dell’Unesco.
Grandi chef italiani hanno già risposto favorevolmente a questo progetto, utilizzando la loro notorietà internazionale quali ambasciatori della cucina italiana per sostenere il valore universale della cultura gastronomica del nostro Paese. La cucina Italiana rappresenta infatti nella sua essenza un insieme di pratiche sociali, riti e gestualità. Un mosaico di tradizioni che riflette la biodiversità culturale del nostro paese.
Massimo Bottura, Davide Oldani, Antonia Klugmann, Carlo Cracco, Niko Romito e Antonino Cannavacciuolo sono solo alcuni dei nomi che in questi anni hanno supportato l’idea della candidatura.
Il dossier verrà ora trasmesso dal ministero degli Esteri all’Unesco e inizierà l’iter di valutazione che dovrebbe concludersi entro dicembre 2025.

“Siamo felici e profondamente grati ai ministri Lollobrigida e Sangiuliano, che hanno deciso di candidare la cucina italiana a patrimonio dell’Unesco” commenta Rocco Pozzulo, Presidente FIC. La Federazione italiana cuochi è stata tra i primi promotori di questa candidatura, che darà ancora maggiore lustro alla cultura enogastronomica italiana e alla dieta mediterranea, universalmente riconosciuta come stile di vita più sano al mondo”. Così Federcuochi commenta la notizia della candidatura ufficiale della cucina italiana da parte del governo a patrimonio immateriale dell’umanità Unesco per il 2023. La decisione nel merito è attesa nel 2025
“E’ un progetto che vale la pena supportare, specie qui negli Stati Uniti dove spesso la nostra cucina viene maltrattata”, dichiara Emanuele Cicatiello (chef Ema), presidente della delegazione Usa della Federcuochi.
“Se si riuscisse ad avere questo riconoscimento sarebbe un grande passo in avanti. Non basta utilizzare ottimi prodotti e fare deliziose ricette. La nostra cucina è arte e tradizione, i nostri piatti sono una perfetta combinazione di: gusto, olfatto e presentazione. Uno chef italiano questo lo sa! Ed i cuochi italiani Fic qui negli Usa lavorano ogni giorno per sottolineare queste caratteristiche uniche al mondo.
E’ la filosofia – continua chef Ema – che porto avanti nel mio ristorante – Vero Italian, nel cuore di downtown a Miami. Vero Italian – come dice il nome stesso – è un concept finalizzato proprio a salvaguardare la tradizione della cucina italiana, i piatti ed i nostri prodotti tipici e per diffondere a livello internazionale tradizioni e competenza della ristorazione italiana.
Alfonso Pecoraro Scanio presidente della Fondazione Univerde , già ministro dell’agricoltura e promotore di pizzaUnesco e noFakefood ha sostenuto fin dall’inizio la proposta della Federcuochi e delle Accademie della cucina per cucinaItalianaUnesco e rilancia “ La candidatura della cucina italiana è una sfida a chi vuole imporre una dieta alimentare unica e appiattita su cibi artificiali, farine di insetti ,Ogm e poca biodiversità e varietà. La cultura agroalimentare e enogastronomica italiana è familiare e artigianale, l’opposto del cibo anonimo gestito da poche multinazionali. Dopo la dieta mediterranea e l’arte del Pizzaiuolo napoletano questo riconoscimento rafforza la campagna noFakefood per difendere tradizioni e vero Made in Italy. Dobbiamo ottenere questo riconoscimento e rilanciare poi con altri dossier importanti come il rito del caffè italiano da Venezia a Napoli che attende un impegno più deciso da parte delle istituzioni.”
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