Italiani sempre più “spreconi” a tavola
Italiani sempre più spreconi a tavola. Negli ultimi anni, la questione dello sperpero alimentare in Italia ha assunto proporzioni preoccupanti. Un recente rapporto dell’Osservatorio Waste Watcher International, elaborato da Ipsos e dall’Università di Bologna in occasione della Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare – che cade il 5 febbraio – evidenzia come la quantità di cibo sprecato continui a crescere, sfiorando nel 2025 la cifra record di 14,1 miliardi di euro per un totale di 4,5 milioni di tonnellate di prodotti.
Se ogni italiano contribuisce a questo fenomeno con quasi 140 euro l’anno, è allarmante notare che il costo legato allo spreco domestico raggiunga quota 8,2 miliardi. Questo incremento del ricorso alle discariche si verifica in un contesto in cui, paradossalmente, l’accesso al cibo sano diventa sempre più difficile, in particolare nelle aree più colpite dalla povertà alimentare.
Un paradosso tutto italiano: povertà e spreco alimentare
Il rapporto ‘Il caso Italia 2025’ scatta una fotografia drammatica della situazione alimentare nel Paese. Mentre il 13,95% della popolazione vive uno stato di insicurezza alimentare, le regioni in cui si registra il maggior spreco di cibo – come il Sud (+17%) e il Centro (+15%) – sono esattamente quelle in cui l’impoverimento alimentare è più acuto. È sorprendente constatare come anche le fasce sociali più deboli contribuiscano in misura significativa a questo spreco, un fenomeno che non risparmia nemmeno i piccoli centri abitati o le famiglie senza figli.
La frutta fresca e il pane dominano la triste classifica dei cibi più sprecati: rispettivamente 24,3 e 21,2 grammi alla settimana. Seguono verdure (20,5), insalata (19,4) e altre produzioni agricole come cipolle e aglio. Appare evidente che il comportamento degli italiani a tavola necessiti di una profonda riflessione e di azioni concrete per ridurre gli sprechi.
Una chiamata all’azione
“Per arrivare all’obiettivo Onu 2030 di dimezzare lo spreco alimentare, dovremo ridurre il nostro consumo di cibo di circa 50 grammi alla settimana“, afferma Andrea Segrè, direttore scientifico di Waste Watcher. Un obiettivo ambizioso, che richiede impegno e responsabilità da parte di ognuno di noi. Ma quali possono essere le soluzioni?
L’educazione al rispetto del cibo è fondamentale. Lo chef Filippo La Mantia sottolinea l’importanza di andare a fare la spesa solo quando necessario, piuttosto che riempire il frigo senza criterio, rifacendosi a tradizioni familiari che insegnano a non sprecare, come il riutilizzo del pane raffermo.
Incoraggiare pratiche di recupero e anche l’uso di app come lo Sprecometro rappresenta un primo passo verso un cambiamento culturale. Solo l’86% degli italiani afferma di prestare attenzione al cibo, ma molte buone pratiche rimangono inattuate: solo il 28% chiede una “doggy bag” al ristorante e oltre il 14% ammette di sprecare cibo quasi ogni giorno.
Le abitudini culinarie sotto osservazione
L’indagine evidenzia anche le cattive abitudini culinarie degli italiani. Frutta e verdura spesso vengono conservate in frigorifero dove marciscono. Il 38% degli intervistati ha confessato di dimenticare gli alimenti appena acquistati, mentre il 34% ha ammesso di fare scadere i prodotti. Anche il rifiuto degli avanzi gioca un ruolo rilevante nella crescita dello spreco.
Tuttavia, c’è ancora una flebile speranza: il 45% degli italiani è disposto a congelare ciò che non può essere consumato a breve termine e il 40% si dichiara pronto a utilizzare cibo appena scaduto, se ancora commestibile. Questo spirito di adattamento potrebbe diventare un alleato prezioso nella lotta contro lo spreco.
Il ricettario anti-spreco
In risposta a questa emergenza, è stato recentemente pubblicato un ricettario anti-spreco, contenente 53 idee per svuotare il frigo e ridurre gli scarti alimentari. Questa iniziativa, pubblicata sul sito Torino Vivibile, nasce da un concorso tra i dipendenti comunali, volto a promuovere pratiche di recupero e a sensibilizzare sulla necessità di vedere il valore in ciò che altrimenti sarebbe considerato uno scarto. Chiara Foglietta, assessore alle Politiche per l’Ambiente e alla Transizione Ecologica, sottolinea che “ridurre lo spreco parte dalla capacità di vedere una risorsa in ciò che verrebbe altrimenti considerato uno scarto”.
Il nostro Paese si trova di fronte a un bivio. Il crescente spreco alimentare non solo ha un impatto economico considerevole ma mette in evidenza la disconnessione tra la disponibilità di cibo e l’abilità di gestirlo in modo responsabile. Sperperare il cibo ha un forte impatto sull’ambiente, contribuendo a emissioni di gas serra e a un maggiore consumo di risorse naturali come acqua ed energia.
È fondamentale adottare buone pratiche e riuscire a educare la popolazione sull’importanza di questa problematica. Solo attraverso un cambiamento culturale, che incoraggi il rispetto per il cibo e l’adozione di stili di vita sostenibili, sarà possibile affrontare la sfida dello spreco alimentare in un futuro prossimo. In vista dell’obiettivo Onu 2030, l’impegno collettivo è più che mai necessario.