Sfruttamento lavorativo, violenze e minacce, anche con agguati ai danni di operai stranieri sindacalizzati. È una vicenda torbida di sopraffazione e ricatti quella che ha portato all’esecuzione di quattro misure cautelari, emesse dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Prato, su richiesta della Procura, nei confronti di altrettanti indagati: due di nazionalità pakistana, rispettivamente di 45 anni e 56 anni, il primo destinatario degli arresti domiciliari con applicazione del braccialetto elettronico, in quanto ritenuto il dominus dell’attività delinquenziale, il secondo del divieto di dimora nella provincia di Prato, e due di nazionalità cinese, di 40 e 39 anni, entrambi colpiti dalla misura del divieto di dimora nella provincia di Prato.
Il quadro tratteggiato è agghiacciante. I quattro indagati, come ha spiegato il Procuratore Luca Tescaroli in un comunicato, “risultano la proiezione di una filiera più ampia di soggetti, riconducibili alla proprietà cinese, di una significativa struttura societaria”.
Un modello criminale articolato
Lo sfruttamento lavorativo, con l’impiego di violenza e minaccia, è “diventato strumento che cementa il modello criminale articolato che ruota attorno all’espressione imprenditoriale – ‘Acca srl’ – che, in ultima analisi, ha beneficiato delle attività criminose poste in essere ai danni di persone in stato di bisogno che per vivere sono state costrette a subire condizioni incompatibili con la dignità umana, pur di sopravvivere”.
Nei confronti degli indagati destinatari delle misure cautelari sono stati contestati i delitti di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro aggravato dall’uso della violenza e della minaccia, di rapina aggravata e plurime lesioni personali.
Minuzioso il lavoro di Carabinieri, Digos e Asl
Le indagini sono state condotte dai Carabinieri del nucleo Ispettorato del Lavoro, dalla Digos della Questura e dai tecnici del Dipartimento della Prevenzione della Asl. Importanti si sono rivelate le dichiarazioni rese da alcuni lavoratori che hanno assunto un atteggiamento di collaborazione nei confronti dell’autorità giudiziaria.
Il ramo in cui opera l’azienda
Acca srl è una società che esercita attività di facchinaggio, carico-scarico, deposito, custodia e trasporto per conto terzi non alimentari ed è risultata essere una delle tre imprese che hanno ricevuto il 16 febbraio scorso dei plichi esplosivi, nel quadro di una contrapposizione imprenditoriale “che sta vedendo dal giugno scorso una escalation criminale non solo nel territorio pratese, ma a livello transnazionale”, ha sottolineato il Procuratore Tescaroli.
Preziosa la collaborazione degli operai
La descrizione delle condizioni di lavoro dei dipendenti pakistani, bengalesi e africani, fornita dagli operai che hanno deciso di rompere il muro del silenzio, ha consentito alla Procura “di delineare una realtà caratterizzata da un profondo sfruttamento protrattosi per un cospicuo lasso temporale, attuato al fine di minimizzare i costi e massimizzare i profitti, a discapito dei diritti fondamentali dei lavoratori”.
Massacranti i carichi. Oltre dodici ore di lavoro ogni giorno, sette giorni su sette, in totale difformità rispetto alle previsioni contrattuali, con l’impiego anche di lavoratori in nero, con pause circoscritte in 10-15 minuti per consumare i pasti.
L’adesione al sindacato e la punizione con gli agguati
Il tentativo, posto in essere da parte di diversi lavoratori, di ottenere il miglioramento delle proprie condizioni di lavoro ha comportato la loro adesione alla protesta indetta dalla sigla sindacale SiCobas, a partire dal mese di aprile 2023.
Dopo tale passaggio, se da un lato gli stessi hanno ottenuto condizioni di lavoro corrispondenti a quanto previsto dal contratto di lavoro, dall’altro hanno ricevuto continue intimidazioni e minacce di ripercussioni, anche fisiche, concretizzatesi con le aggressioni notturne perpetrate ai danni di più lavoratori, fra le quali, “quelle occorse: il 29 aprile 2023, ad opera di due uomini travisati; nella notte del 18 luglio 2023, subito dopo essere stato escusso il lavoratore vittima, è stato aggredito con una mazza di ferro da due individui a bordo di un motoveicolo e con il volto coperto da casco integrale; il 23 giugno 2023, a opera di uomini reclutati dall’indagato posto agli arresti domiciliari, con applicazione del braccialetto elettronico. Aggressioni brutali che si sono ripetute il 2 agosto 2023, l’8 agosto 2023 e il 9 marzo 2024, al fine di sedare le rivolte sindacali”.
L’omertà indotta degli altri lavoratori
Tescaroli ha anche evidenziato “come siano state registrate omissioni nelle indicazioni fornite da altri lavoratori, che sono state riconosciute dal giudice quale lampante espressione del timore di subire le conseguenze negative di un intervento giurisdizionale a carico dell’impresa alla dipendenza della quale hanno trovato impiego”.
Per questi motivi, il gip del Tribunale di Prato ha ritenuto sussistente un quadro idoneo a derogare alla regola del cosiddetto “contraddittorio anticipato”, che ha portato all’emissione delle misure cautelari senza previamente escutere i destinatari delle richieste.