Anche l’emigrazione va trattata come un’emergenza
Di fronte a certi temi occorre essere impietosi. Sentimentalismi e campanilismi non risolvono infatti i nodi del presente, in attesa che essi arrivino al pettine con conseguenze drammatiche. Molte delle quali, peraltro, sotto già gli occhi di tutti. Sono sempre più gli italiani in fuga e, tra loro, una percentuale rilevante è composta da soggetti con livelli di studio medio-alti.
A confermarlo i dati Istat per il 2022 (gli ultimi a disposizione). In quell’anno sono stati ben 100.000 i connazionali che hanno abbandonato l’Italia (in molti casi è più l’Italia ad aver abbandonato loro a dir la verità). 5 milioni e 940mila gli italiani che vivono all’estero, in aumento rispetto all’anno precedente di 97.000 unità. Tra i più coinvolti i giovani: il 54% di chi parte ha un’età compresa tra i 20 e i 39 anni. Gli under 20 rappresentano poi un significativo 18,4% (in questo caso, però, accompagnati molto spesso dai genitori).
Più della metà degli expat sceglie l’Europa (3 milioni e 246mila persone). Al secondo posto l’America, con oltre 2 milioni e 384mila connazionali. I Paesi più attrattivi? Regno Unito, Germania e Francia. Solo a Londra nel 2022 risultano quasi 375 mila connazionali. Segue Buenos Aires, con 322mila.
Cervelli in fuga e aree di provenienza
Preoccupa il tema dei cervelli in fuga. Il 30,7% di chi lascia l’Italia, infatti, possiede una laurea, mentre il 32,5% ha conseguito un diploma. Un salasso che impoverisce il nostro mondo del lavoro e non può che gettare sconforto in chi ha cuore il futuro del nostro Paese.
Vediamo poi le aree di provenienza. Guida la Lombardia (19,2% del totale), seguita da Veneto (9,6%) e Sicilia (8,2%). Oltre la metà dei partenti proviene dal Nord Italia (53mila persone, ossia il 52,8%). Da Mezzogiorno e Isole sono partiti invece 30mila connazionali (30,2%) e dal centro 17mila (17%). Da evidenziare, infine, come circa un quinto delle partenze provenga dalle province di Milano, Roma, Torino, Napoli e Brescia.
Gli italiani che tornano
Specularmente, ovviamente, esistono anche i rimpatri. Nel 2022 essi hanno coinvolto circa 74mila italiani, con età significativamente maggiore dei partenti e titoli di studio meno elevati. Quasi la metà di chi torna (47,7%), infatti, non ha conseguito il diploma e i laureati costituiscono appena il 22,8%.
Per quanto riguarda le regioni di destinazione svetta ancora la Lombardia (la quale, del resto, rappresenta circa un sesto della popolazione italiana complessiva). Qui decide di stabilirsi il 17,8% di chi fa ritorno in Italia. Seguono poi Lazio (10,6%) e Sicilia (9,5%). La prima regione per numero di rimpatri è la Lombardia, dove si registra il 17,8% dei rientri, seguita dal Lazio (10,6%) e dalla Sicilia (9,5%).