Tra lo stupore e l’imbarazzo della politica americana , pochi giorni fa, il Presidente degli Stati Uniti d’America Joe Biden, a Tulsa, in occasione della celebrazione dei 100 anni dal massacro di circa 300 cittadini afroamericani, ha dichiarato che la minaccia più letale per il paese è il suprematismo bianco. “Non il terrorismo, non Al Qaeda: i suprematisti bianchi sono oggi la principale minaccia” – ha detto.
Una dichiarazione che ha fatto saltare dalla sedia non solo i repubblicani ma anche una gran parte di democratici, che hanno sempre accusato l’ex presidente Donald Trump di essere divisivo e responsabile di portare il Paese alla guerra civile. Uno dei mantra della campagna elettorale del democratico Biden è stato “unità e pace”, pertanto sembra lecito chiedersi oggi se quella infelice frase facesse parte del discorso ufficiale o il presidente ha “improvvisato”. Una risposta che probabilmente non avremo mai, ma considerata la reazione di gran parte del suo stesso partito possiamo pensare che la seconda ipotesi sia la più plausibile.
Il paragone tra i suprematisti bianchi e l’organizzazione terroristica dell’ISIS è assolutamente fuori luogo ed offensivo per gli americani che piangono ancora le 2996 vittime delle torri gemelle e per tutte le altre popolazioni che hanno subito gli orrori della follia del fondamentalismo islamico. Ha forse Biden dimenticato gli orrori perpetrati dai terroristi del Califfato islamico contro i cittadini inermi di Iraq e Siria, durante il culmine del loro “regno del terrore” dal 2014 al 2018? Stragi di bambini, donne stuprate e poi uccise, cristiani massacrati, omosessuali gettati dalle cime di edifici, vogliamo ricordare al presidente gli attacchi terroristici in Europa, i soldati americani morti in Afghanistan? L’elenco sarebbe troppo lungo e penoso, in cui sinceramente non troviamo nulla di buono . Riteniamo, come la maggior parte di voi tutti, che i fanatici islamisti non sono migliori o peggiori dei suprematisti bianchi che si sono macchiati del sangue di vittime innocenti. Tutti loro, indistintamente, sono drammaticamnete solo assassini.
Pertanto crediamo che non importa se questa frase presidenziale è frutto di improvvisazione o studiata, pensiamo fermamente piuttosto che il presidente debba chiedere scusa agli americani e al mondo intero. Sarebbe un modo democratico per riscattarsi da una posizione veramente scomoda.
E sarebbe saggio farlo, perché la memoria degli americani non è cosi breve, nel 2022 ci saranno le lezioni di midterm, un appuntamento elettorale che potrebbe cambiare l’attuale compagine del congresso. Sarebbe difficile guidare il Paese con una maggioranza repubblicana. Una prospettiva che sembra però non preoccupare il “presidente di transito”, probabilmnete proprio la certezza di essere meteora gli consente di dire quello che gli pare.
Intanto nel paese il dibattito politico è molto acceso e l’agenda politica dll’amministrazione Biden/Harris,definita dai repubblicani anti americana è sotto attacco.
Le linee guida del piano di rilancio economico di Biden prevedono di accrescere in modo considerevole gli investimenti per le infrastrutture, il welfare (in particolare quello per l’infanzia) e la lotta al cambiamento climatico, finanziandoli con un aumento della tassazione per le grandi società e gli americani più ricchi, decisione che trova molti dissensi anche tra i democratici.
Il “partito” trasversale anti Biden denuncia il pericolo reale che i finanziamenti e investimenti multi-trilionari sono una folle corsa verso l’inflazione e un debito pubblico che inciderà sulla crescita e ricchezza del Paese per i prossimi decenni. La politica assistenzialista dell’inquilino della Casa Bianca ha creato un fenomeno senza precedenti: l’offerta di lavoro supera la richiesta. Difatti, nonostante la riapertura totale di tutte le attività lavorative, i programmi di sussidi ai disoccupati sono ancora attivi e per tantissimi imprenditori trovare lavoratori pronti ad occuparsi è impresa ardua. Una risposta a quanto sta accadendo è arrivata dai governatori di 25 Stati a maggioranza repubblicana che hanno deciso di terminare i programmi di federal unemplyment (sussidio di disoccupazione) prima della data di scadenza, fissata al 6 settembre. La maggior parte di loro ha annunciato lo stop ai tre pogrammi di sostegno per chi ha perso il lavoro a causa della pandemia, mentre pochi altri hanno confermato la conclusione soltanto di uno solo , il FPUC che prevede un sussidio extra di 300 dollari a settimana.
Il discorso di Biden a Tulsa è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, un’occasione ghiotta per i repubblicani che imputano a Biden una politica socialista e anti americana. Il presidente è accusato di aver riaperto le frontiere agli immigrati irregolari che godrebbero di privilegi negati agli americani e a tutti quei cittadini del mondo a cui in questo momento è negato l’accesso, nonostante provengano da Paesi in cui la campagna vaccinale vanta numeri eccellenti.
Le controverse elezioni presidenziali del 2020 che hanno proclamato vincitore il democratico Joe Biden sembravano essere la svolta chiesta dagli americani dopo quattro anni di tumulti sociali a seguito della elezione di Donald Trump: il presidente inviso. Oggi, alla luce dei fatti, sembra scherzosamente naturale chiedersi se è l’aria della Casa Bianca che fa brutti scherzi.
Dove va l’America?