Sfilata di politici all’inaugurazione di quello che più che un ponte è ormai un simbolo per la nostra Italia. Alle 18.30 di oggi 3 agosto con una cerimonia solenne, il Capo dello Stato Sergio Mattarella ed il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, daranno il via libera al nuovo “viadotto” San Giorgio.
A suggellare il momento solenne ci sarà il passaggio delle frecce tricolori che disegneranno nel cielo la bandiera di San Giorgio – una croce rossa su fondo bianco – simbolo della città di Genova, ed una colonna sonora anch’essa simbolica ovvero le note di ‘Creuza de ma’ di Fabrizio De André. La celebre canzone in dialetto genovese composta dal famoso cantautore genovese e interpretata da alcuni tra i maggiori artisti italiani che hanno voluto in questo modo rendere omaggio a Genova. Al progetto hanno collaborato Mina, Zucchero, Diodato, Gianna Nannini, Mauro Pagani, Giua, Vinicio Capossela, Vasco Rossi, Paolo Fresu, Vittorio De Scalzi, Jack Savoretti, Antonella Ruggiero, Francesco Guccini, Ivano Fossati, Ornella Vanoni, Giuliano Sangiorgi, Cristiano De Andre’, Sananda Maitreya.
Nonostante i tanti elementi, la cerimonia sarà sobria ed essenziale per rispetto della volontà dei familiari delle 43 vittime del crollo del ponte Morandi.
Il nuovo viadotto è stato progettato dall’architetto Renzo Piano – appunto un viadotto e non un ponte come sottolineano gli ingegneri pronti ad innescare una nuova polemica sulla scelta di un architetto come progettista -. Resta il fatto che il viadotto è stato realizzato a tempi di record per la nostra Italia, circa due anni.
Il viadotto autostradale, lungo 1.067 sopra il torrente Polcevera, va dunque a sostituire il ponte (quello si un vero ponte) progettato da Riccardo Morandi e costruito tra il 1963 e il 1967. Un’opera ingegneristica straordinaria per l’epoca ma che per carenza di manutenzione (e non per difetti di progettazione come sottolineano in molti) crollò nell’estate del 2018 provocando ben 43 vittime.
Prima della cerimonia, nella sede della Prefettura di Genova, il presidente della Repubblica incontrerà, in via riservata, i parenti delle vittime. Prima di lui arriveranno la Presidente del Senato Elisabetta Casellati e la presidente della Corte Costituzionale Marta Cartabia. All’inizio della cerimonia, verrà data lettura dei nomi delle 43 vittime del crollo del Morandi, la cui eco non si disperderà durante il minuto di silenzio che seguirà.
Al taglio del nastro, ci saranno anche il sindaco di Genova, Marco Bucci, e il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti.
“Il nuovo ponte di Genova ha molti significati per la città e la regione ma anche per l’Italia intera”, afferma Toti. “È un modello di efficienza per tutto il Paese e i lavori del suo cantiere, che sono andati spediti con il progetto realizzato in circa un anno dalla demolizione dei resti del Morandi, sono stati osservati con ammirazione anche all’estero”.
“È un cantiere che non si è mai fermato – ricorda il governatore -, nemmeno nei momenti più difficili, non ultimo quello legato a una delle più grandi emergenze sanitarie mai affrontate. Spero che tutto questo diventi un esempio di come debba ripartire tutta l’Italia, con regole nuove, semplici e con il coraggio, da parte di chi amministra, di prendersi delle responsabilità.
C’è purtroppo da ricordare che per compiere questa impresa in tempi non usuali per il nostro paese c’è voluto anche in questo caso la nomina di un commissario straordinario ovvero quella figura che ormai è diventata una costante nel nostro paese se si vuole realizzare qualcosa in tempi ragionevoli superando gli ostacoli insormontabili altrimenti della burocrazia che strozza il nostro paese.
Nel caso specifico il commissario è stato proprio il Sindaco di Genova Marco Bucci che è giustamente orgoglioso per la città e per il paese dell’opera compiuta: “È un momento speciale per Genova, un momento storico”, conferma il sindaco. “Il mio primo pensiero va alle 43 persone che hanno perso la vita nel crollo di ponte Morandi e alle loro famiglie, che stanno sopportando ancora il peso di quella tragedia. Poi ai genovesi e alla città che ha sofferto per la mancanza di una importante infrastruttura e ha patito quasi due anni di intensi cantieri”. “Ringrazio chi ha lavorato sotto e sopra il ponte, prima per demolire poi per costruire. Negli ultimi mesi siamo diventati un modello per il nostro Paese: il modello Genova – rivendica -. Può essere certamente un modello da seguire per la gestione delle opere pubbliche in Italia, modello nel quale la burocrazia è stata ridotta ai minimi termini, senza mai venire meno alle regole europee”.