Non ci sono precedenti, per quanto ci possiamo ricordare, alla decisione di chiudere alla stampa la convention repubblicana programmata a Charlotte in North Carolina il 24 agosto prossimo.
La decisione – da quanto riferisce la CNN – sarebbe ormai ufficiale e, secondo il portavoce del partito repubblicano, sarebbe giustificata per assicurare il rispetto del distanziamento sociale in epoca di coronavirus.
Ai giornalisti dunque non sarà consentito di partecipare alla formale incoronazione di Donald Trump quale candidato repubblicano “ufficiale” alla presidenza per le elezioni del 3 novembre. Ovviamente sarà possibile seguire l’evento e le votazioni via streaming.
Una convention che continua dunque ad essere “tormentata”. Ricordiamo infatti che il governatore della North Carolina, il democratico Roy Cooper, era già intervenuto alla fine di maggio, comunicando agli organizzatori che non c’erano le condizioni di sicurezza sanitaria per ospitare nello Spectrum Center di Charlotte un evento di tali dimensioni.
Stiamo parlando di una folla oceanica di circa 20 mila persone, considerando i 2.500 delegati, i militanti al seguito che in genere sono moltissimi, gli ospiti e la folta carovana dei media proveniente da tutto il mondo.
Questa presa di posizione aveva già suscitato l’ira del presidente Trump che aveva reagito rabbiosamente annunciando: «Ce ne andremo da un’altra parte».
Il partito repubblicano aveva quindi lasciato a Charlotte solo una parte dei lavori, ridimensionando il numero dei delegati presenti, e il presidente Trump aveva spostato la serata della ufficializzazione a Jacksonville. Ma il presidente era stato poi costretto a cancellare anche questo appuntamento visto l’alto numero dei contagi in Florida.
E non c’è da biasimarlo infatti: negli ultimi quindici giorni in North Carolina la diffusione del coronavirus è rimasta stabile sul livello massimo raggiunto dall’inizio della pandemia: cioè circa 9 mila nuovi casi al giorno. In Florida è in leggera flessione, ma sempre su valori altissimi: da 11 mila a 9 mila positivi. Il punto è che non si vedono netti miglioramenti da qui a qualche settimana. Questa situazione di assoluta emergenza ha fatto aumentare le preoccupazioni da parte degli organizzatori repubblicani che si sono visti costretti a prendere questa decisione storica.
Fuori i giornalisti dunque la convention di Charlotte si preannuncia come la prima Convention «privata» della storia moderna.
Non si sono fatti attendere come previsto le polemiche da parte del mondo dei media. Si sa che il Presidente Trump non ha un rapporto idilliaco con il mondo della stampa, abituato da sempre ad essere in prima linea su ogni evento o avvenimento ufficiale che coinvolga la Casa Bianca o i suoi inquilini.
Zeke Miller, giornalista dell’Associated Press e neo presidente della White House Correspondents’ Association, ha protestato vivamente: «È una decisione sbagliata. La “nomination” del candidato presidenziale è un avvenimento di vitale interesse per il popolo americano».
La polemica in verità è un po’ strumentale anche perché nella Convention di Charlotte ci sarà solo l’investitura di Trump e non è previsto alcun discorso di investitura. Il primo discorso ufficiale è infatti previsto, ad oggi, il 27 agosto in un luogo non ancora precisato ed è probabile – lo speriamo vivamente – che lì la stampa possa essere presente.