Commissione Covid, le ultime audizioni
Martedì 3 dicembre si è riunita nuovamente la Commissione d’inchiesta sulla gestione dell’emergenza sanitaria SARS-COV-2. Istituita lo scorso 18 settembre, è presieduta dal senatore Marco Lisei (FdI). Vicepresidente e Segretario sono, rispettivamente, l’on. Francesco Maria Salvatore Ciancito (FdI) e l’on. Stefano Benigni (FI). Tra ottobre e novembre si sono già tenute molteplici audizioni, che hanno visto intervenire i familiari delle vittime, i rappresentanti delle associazioni di categoria d’ambito medico-sanitario e quelli delle forze dell’ordine.
In quest’ultima seduta si sono svolte 4 audizioni. Queste hanno coinvolto la Fondazione Gimbe, il Cnop (Consiglio nazionale ordine psicologi), la Sip (Società italiana di psichiatria) e il Sulpl (Sindacato unitario lavoratori Polizia locale). Un lavoro di ricostruzione finalizzato a individuare le mancanze e gli errori nella gestione della pandemia. Relazioni che hanno riacceso le polemiche di quanto accaduto a partire dall’inizio del 2020.
Il nodo dei 200 milioni di euro in mascherine inutilizzabili
Molti i nodi che la maggioranza ha voluto far venire al pettine. Tra questi l’annosa questione dei contratti per le forniture di mascherine. “Sulle teste dei cittadini italiani – hanno dichiarato in una nota i parlamentari di FdI che compongono la Commissione – pendono oltre 200 milioni di euro da dover risarcire a un’azienda privata, la Jc Electronics, a causa dell’annullamento, dichiarato illegittimo, di un contratto per la fornitura di mascherine in piena emergenza Covid da parte dell’allora struttura commissariale presieduta da Domenico Arcuri, nominato dal Governo Conte. È quanto ha stabilito nelle scorse settimane il Tribunale di Roma. Fratelli d’Italia vuole sapere se, mentre morivano innocenti, qualcuno lucrava sulla pandemia ai danni dello Stato e insiste sulla richiesta di audizione urgente dei rappresentanti dell’azienda per approfondire la vicenda, su cui va fatta immediata chiarezza. I cittadini italiani hanno diritto di conoscere la verità su quanto accaduto, nello specifico sulle gravi conseguenze economiche di certe scelte”.
Nel periodo Covid “Governo Conte in confusione totale”
Parimenti si accusa l’allora governo Conte di essere andato in confusione totale, con la macchina decisionale responsabile spesso di scelte grottesche. Come evidenzia per esempio la deputata Alice Buonguerrieri, capogruppo del partito di Giorgia Meloni nella Commissione Covid. “Le audizioni avvenute oggi – spiega Buonguerrieri – sono state preziose, poiché hanno confermato quanto noi di Fratelli d’Italia sosteniamo da tempo. Il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, ad esempio, ha sottolineato l’impreparazione nella gestione della pandemia. I rappresentanti degli ordini degli psicologi e degli psichiatri hanno ribadito che la salute mentale di diverse persone ha risentito di quel periodo pandemico”.
“Infine – prosegue la deputata di FdI – è intervenuta una esponente del Sulpl (Sindacato unitario lavoratori polizia locale) confermando la confusione totale che albergava nella gerarchia decisionale durante le fasi di gestione della pandemia. È stato posto l’accento, in particolare, sulle normative restrittive definite ‘cervellotiche’ che gli agenti della polizia locale erano costretti, visto il loro ruolo, a dover far rispettare. L’esponente sindacale ha finanche chiesto scusa ai cittadini per le numerose sanzioni elevate, molte delle quali successivamente annullate per illegittimità. Queste parole dimostrano, ancora una volta, che durante l’emergenza sanitaria gli italiani sono stati vessati da misure che ne limitavano la libertà personale senza fondarsi su solidità scientifica accertata né su basi giuridiche valide”.
Lo scontro Borghi-Cartabellotta e gli strafalcioni grammaticali
Da segnalare infine l’acceso scambio tra il leghista Claudio Borghi e il presidente della Fondazione Gimbe Nino Cartabellotta. Questi, secondo il senatore del Carroccio, “nel primo periodo del Covid millantava [influenze] sul presidente della Lombardia Fontana nella decisione di disporre la zona arancione”.
“Quali erano le evidenze scientifiche che aveva la Fondazione Gimbe per dire di dover cancellare la stagione?” prosegue l’affondo di Borghi.
Ad incalzare Cartabellotta è stato però anche il senatore leghista Alberto Bagnai. In particolare questi avrebbe fatto inciampare l’interlocutore su una serie di passati remoti. “Durissimo scontro a fuoco in Commissione Covid – ironizza Libero – Il grave fatto di sangue si è verificato quando tre incolpevoli passati remoti, pacifici e inermi, si sono trovati di fronte a uno spietato e armatissimo Nino Cartabellotta. Senza motivo apparente e senza essere stato provocato dai verbi, il presidente di Gimbe ha sparato a sangue freddo crivellando di colpi gli incolpevoli verbi ‘chiedere’, ‘dire’, ‘tradurre’. Risultato? Giudicate voi: ‘chiesimo’, ‘dissimo’, ‘tradummo’. E così, i tre verbi sono rimasti immobili sul pavimento della Commissione in una pozza di sangue, freddati dalle tre sgrammaticatissime pallottole dell’audito”.
Se lo dice la scienza…
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