Calenda: “Non esistono presupposti per un’alleanza stabile”
Sono in molti a sospettare che dietro la mobilitazione a oltranza promossa da Cgil e Uil ci sia in realtà la volontà di Maurizio Landini di ritagliarsi un ruolo da protagonista sullo scenario politico nazionale. Gli scioperi di questi mesi, con tanto di invito a “Rivoltare il Paese come un guanto”, sono finiti non a caso nel mirino di Carlo Calenda.
A tal proposito, il segretario di Azione ha condiviso su X una lunga riflessione sugli errori compiuti dalla sinistra nell’attuale frangente. Spicca la virata pseudomassimalista del PD, a rimorchio di sindacati, M5S e AVS. Questa almeno l’analisi dell’ex alleato di Renzi, che vede in via del Nazareno un soggetto sempre più schiacciato su posizioni che gli precludono il ritorno al governo.
“Il PD è stato il partito che più di ogni altro ha incarnato nella seconda repubblica la cultura di governo”, ha commentato Calenda. “Lo ha fatto a livello nazionale e a livello locale con ottimi sindaci e governatori. Dal varo del Governo Conte due questa cultura ha iniziato a cambiare profondamente, spostandosi verso il populismo. Per populismo intendo in primo luogo l’uso degli slogan al posto delle soluzioni di Governo e l’adozione di un criterio di semplificazione della realtà come bussola rispetto ai cambiamenti. Spiace dire che con Elly Schlein questa mutazione è approdata alla sua fase finale”.
Gli errori strategici secondo il leader di Azione
Gli errori commessi dai dem negli ultimi anni? “Il green sbandierato come parola d’ordine – prosegue Calenda – senza curarsi dei suoi effetti sociali; la sicurezza diventata parola impronunciabile; la mancanza di soluzioni concrete per affrontare qualsiasi problema industriale, economico o sociale; le parole assurde e incomprensibili sulla Commissione europea e balbettanti sull’Ucraina e da ultimo l’abbraccio con la ‘rivolta sociale’ non meglio specificata di Landini, hanno portato il principale partito della sinistra su posizioni molto simili a quelle di Mélenchon in Francia”.
Alleanze e scenario internazionale
I punti di debolezza del campo largo combaciano con uno dei periodi più tesi a livello internazionale. I conflitti dentro o vicino al Vecchio Continente, congiuntamente ai cambiamenti epocali che stanno attraversando gli USA, mettono una seria ipoteca sulla tenuta dell’Unione Europea.
“I prossimi anni saranno i più duri mai vissuti dall’Europa – mette in guardia Calenda – C’è la concreta possibilità che l’Unione non sopravviva alla pressione interna ed esterna di chi la vuole distruggere. Sono tempi che richiedono profondità di pensiero, risolutezza nella difesa dei valori democratici e liberali, pragmatismo e serietà. Oggi l’alleanza di sinistra non garantisce nessuno di questi valori”.
“Azione – prosegue il segretario – continuerà ad essere disponibile a lavorare su dossier concreti con le altre opposizioni, ma i presupposti per un’alleanza politica stabile oggettivamente non esistono. L’estremizzazione della linea del PD e il silenzio tombale dei cd ‘riformisti’ emigrati a Bruxelles, rendono inesistente il contrappeso a Landini, Avs e 5S. E l’agenda LANDINI rappresenta la migliore garanzia per la destra. Dietro la bandiera della ‘rivolta sociale’ la sinistra al Governo non ci andrà più”.
Chissà se a via del Nazareno faranno tesoro dei consigli di Calenda. Al momento non sembra.