Biennale tra sorprese, premi e polemiche: Leone d’Oro a Jarmusch, Coppa Volpi a Servillo

Alla Biennale vincono anche Rosi, Porcaroli e Covi. Applausi per Armani, messaggi politici su Gaza e un finale inatteso con il Patriarca cattolico di Gerusalemme.

Biennale

L’82ª Biennale d’Arte Cinematografica si è conclusa con due sorprese che nessuno si aspettava: il Leone d’Oro al film di Jim Jarmusch, Father, Mother, Sister, Brother, e il Premio Speciale della Giuria al film tunisino La voce di Hind Rajab.

Una nota significativa è stata l’improvvisa luttuosa assenza di uno dei main sponsor: Giorgio Armani, grande mecenate della cultura italiana – dalla lirica al cinema – al quale è stato tributato un lunghissimo applauso durante la cerimonia di premiazione.

Polemica anche alla finale della Biennale

Un’ulteriore sorpresa è arrivata alla fine della cerimonia di premiazione: il collegamento in diretta con il cardinale Pizzaballa da Gerusalemme, subito dopo il discorso del presidente della Biennale, Pietrangelo Buttafuoco. Il suo intervento ha portato la Chiesa Cattolica al centro delle polemiche, con un messaggio deciso, ma pacifico sulla questione israelo-palestinese. L’intervento del cardinale è stato accolto come una “gamba tesa diplomatica”, potremmo dire, con un invito alla neutralità e alla pace, in un contesto in cui fino a poco prima non erano mancate parole di propaganda, da entrambe le parti.

Avendo tra le braccia il Leone di Vetro – Gran Premio della Giuria per The Voice of Hind Rajab –  la regista Kaouther Ben Hania ha dedicato il premio alla Mezzaluna Rossa palestinese e a “chi sta rischiando tutto per la libertà di Gaza”. “Crediamo tutti nel potere del cinema, che ci dà il coraggio di raccontare la storia delle atrocità commesse e può fare in modo che la voce della bambina risuoni per sempre”.

Poco dopo, il vincitore del Leone d’Oro, Jim Jarmusch, ha ringraziato la troupe, i finanziatori – senza nominare esplicitamente anche i produttori israeliani – e la giuria. Ha poi aggiunto: “Grazie per aver apprezzato il nostro film. L’arte non deve necessariamente parlare di politica”.

The Voice of Hind Rajab, film tunisino su Gaza, ha comunque raccolto numerosi altri premi minori, assegnati da istituzioni e associazioni di tutto il mondo.

Italia: qualche riconoscimento, ma sotto le aspettative

L’Italia, che si aspettava vari riconoscimenti per i film Duse, Il Maestro con Pierfrancesco Favino, Il Mostro di Sergio Sollima e La Grazia, ha portato a casa il Premio Speciale della Giuria con il documentario Sotto le nuvole di Gianfranco Rosi, il quale ha dichiarato: “Il cinema documentario può essere avamposto e forma di resistenza”.

Molto attesa e meritata, la Coppa Volpi è andata a Tony Servillo per la sua interpretazione ne La Grazia di Paolo Sorrentino: un ruolo più sobrio del solito, ma particolarmente apprezzato da pubblico e critica.

Nella sezione Orizzonti, si sono distinti anche due giovani attori italiani: Beatrice Porcaroli e Giacomo Covi.

Premi distribuiti tra continenti e generazioni

La distribuzione dei premi ha toccato tutti i continenti. La giovane Luna Wedler ha ricevuto il Premio Mastroianni per Silent Friend. La Coppa Volpi come miglior attrice è andata alla cinese Xin Zhilei, emozionatissima sul palco, che ha dichiarato di essere “fiera di rappresentare il cinema cinese” grazie al film The Sun Rises on Us All.

Il Premio per la Migliore Sceneggiatura è stato assegnato alla francese Valérie Donzelli per À pied d’œuvre. Grande attesa c’era anche per un riconoscimento a Benny Safdie, regista di The Smashing Machine con Dwayne Johnson.

Il premio per il Miglior Film Restaurato è andato a una pellicola iraniana, mentre è stato molto apprezzato dalla giuria anche un film giapponese che affronta la situazione in Myanmar.

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