Come fare campagna tra le proteste degli universitari
Giunti a questo punto della campagna per le presidenziali, Joe Biden e i democratici devono fare i conti con le conseguenze elettorali delle proteste universitarie scatenate dalle politiche adottate nei confronti di Israele. Mentre il bilancio della guerra di Israele a Gaza sfiora le 35mila vittime, le manifestazioni di solidarietà per la popolazione palestinese si sono moltiplicate nei campus di tutti gli Stati Uniti. L’entourage di Biden non può più trascurare l’entità di questo fenomeno, che rischia seriamente di compromettere le possibilità di rielezione del presidente.
Se infatti all’inizio delle proteste gli studenti chiedevano principalmente che le università sospendessero gli investimenti i cui proventi potevano contribuire ad armare Israele, la noncuranza dell’amministrazione dem (che ha continuato a sostenere ampiamente Israele) ha spostato il focus delle manifestazioni e delle critiche sul presidente Biden. Solo ieri, dopo giorni di proteste incandescenti, il presidente ha messo fine alla sua reticenza.
Il discorso di Biden agli universitari
Nelle ultime due settimane, in cui abbiamo assistito all’intensificazione delle proteste dalle prestigiose università della Ivy League a più piccole istituzioni locali, il presidente è rimasto sorprendentemente calmo. Lo stesso ha continuato a fare ieri durante il suo discorso, nel quale ha ricordato alla nazione il dovere di rimanere fedele ai suoi principi fondamentali per garantire il prevalere sia del diritto alla libera espressione che dello stato di diritto.
Biden ha evidenziato che sì, tutti negli Stati Uniti hanno il diritto di protestare contro le politiche del governo, ma allo stesso tempo tutti hanno il diritto di seguire i propri corsi universitari in sicurezza e al riparo da discriminazioni razziali. “Capisco che le persone abbiano sentimenti forti e convinzioni profonde”, ha detto Biden. “In America, rispettiamo e proteggiamo il diritto di esprimerli. Ma ciò non significa che tutto è concesso. Deve essere fatto senza violenza, senza distruzione, senza odio e nel rispetto della legge”.
Non un passo indietro
Il presidente ha tenuto a precisare che le proteste non lo hanno spinto a riconsiderare il suo approccio all’offensiva militare israeliana a Gaza. La sua posizione rispetto agli alleati è stata granitica: se pure ha occasionalmente criticato la condotta di Israele, ha sempre continuato a fornire loro armi ed equipaggiamenti militari.
Dal podio, Biden ha ammonito i manifestanti che hanno scelto di impiegare “metodi violenti”. “Le proteste violente non sono protette. Le proteste pacifiche lo sono”, ha affermato, precisando che “esiste il diritto di protestare, non di provocare il caos”. Ha poi aggiunto che: “Vandalismo, violazione di domicilio, rottura di finestre, chiusura dei campus, cancellazione forzata delle lezioni e delle lauree… niente di tutto questo è una protesta pacifica”. “Non siamo una nazione autoritaria in cui mettiamo a tacere le persone e reprimiamo il dissenso… ma non siamo nemmeno un paese senza legge”, ha concluso.
Un colpo al cerchio e uno alla botte
Nei pochi swing states rimasti in ballo, il distacco da Donald Trump è minimo, e Biden sa che proprio quegli elettori giovani e progressisti che sono accampati nei campus universitari (o che da questi si sentono rappresentati) costituiscono un blocco elettorale che non può permettersi di perdere. Il rischio maggiore non è che i manifestanti decidano di votare per Trump – le probabilità che si sentano più rappresentati da The Donald che da un democratico sono estremamente basse. Piuttosto, il vero pericolo per il presidente è che gli studenti non si presentino proprio alle urne. Il fattore dell’affluenza è fondamentale per la rielezione di Biden. Se da una parte la devozione della base elettorale di Trump è ben nota, dall’altra i democratici hanno già avuto vari assaggi del prezzo della condotta filo-israeliana in Wisconsin e Michigan.
Allo stesso tempo, se vuole continuare a sperare nella rielezione, Biden deve anche convincere gli indecisi che, al contrario di quanto dice Trump, il Paese non è in fiamme né fuori controllo. Per farlo deve riuscire a rassicurare quella maggioranza silenziosa di americani che non si sentono rappresentati né dai manifestanti e attivisti accampati nei campus universitari né dai repubblicani che invocano una repressione militaresca delle proteste. Per riuscirci deve dimostrare – prima che sia troppo tardi – di controllare questo tipo di eventi, non di guardarli in video. Le lancette corrono veloci verso le elezioni, e questa potrebbe essere la migliore occasione per Biden per dimostrare di essere all’altezza del suo compito.
Comments 2