Pavel Durov, il fondatore e Ceo di Telegram, è stato arrestato intorno alle 20:00 mentre scendeva dal suo jet privato all’aeroporto di Le Bourget, a Parigi. Durov, franco-russo, 39 anni, stava arrivando dall’Azerbaigian, accompagnato dalla sua guardia del corpo e da una donna, quando è stato raggiunto dai gendarmi della GTA (Air Transport Gendarmerie). Nei suoi confronti era stato spiccato un mandato di perquisizione dalla direzione nazionale della polizia giudiziaria francese emesso sulla base di un’indagine preliminare.
Le accuse a carico di Pavel Durov
La piattaforma era da tempo sotto la lente dell’Ufficio nazionale antifrode per attività che andrebbero dal riciclaggio di denaro al traffico di droga, ha spiegato Bfmtv, aggiungendo che si tratterebbe di reati di cui l’azienda sarebbe complice per l’assenza di moderazione.
Telegram, la sua creatura, è un servizio di messaggistica istantanea crittografato e gratuito basato su cloud ed erogato dalla società Telegram LLC, una società a responsabilità limitata con sede a Dubai. All’imprenditore, che ha fondato anche il popolare social network russo Vk, sono contestate alcune irregolarità, come la mancanza di moderazione e di cooperazione con le forze dell’ordine.
Mentre WhatsApp e Signal offrono la crittografia end-to-end di tutte le chat, Telegram la garantisce solo per le chat segrete. Il sistema utilizzato si chiama MTProto ed è una tecnologia nativa, che molti considerano non sicura.
Le politiche stringenti sulla privacy adottate dalla società e l’utilizzo di chat criptate hanno fatto di Telegram uno degli strumenti più utilizzati dai jihadisti, tanto che nel settembre del 2015 Durov è stato costretto a bloccare 78 canali legati all’Isis.
La non collaborazione con i governi
A differenza del gruppo Meta che collabora ufficialmente con l’FBI, quello dell’arrestato ha scelto di non interfacciarsi con alcun governo. Anche per questo Pavel Durov aveva lasciato la Russia trasferendosi a Dubai ed acquisendo la cittadinanza emiratina e francese.
Le reazioni russe
Mikhail Ulyanov, rappresentante della Russia presso le Nazioni Unite, ha commentato così l’accaduto: “Alcune persone ingenue ancora non capiscono che se svolgono un ruolo più o meno importante nello spazio informativo internazionale non è sicuro per loro visitare Paesi che si stanno muovendo verso una società totalitaria”.
Sarcastica la portavoce del ministero degli Esteri di Mosca, Maria Zakharova, che ha punzecchiato le organizzazioni internazionali che dicono di battersi per la libertà di pensiero e parola: “Pensate questa volta si rivolgeranno a Parigi per chiedere il rilascio di Durov o si morderanno la lingua?”.
Zakharova contro i presunti paladini della libertà
In passato, “ci sono state lamentele relative a Telegram in molti Paesi a causa dei parametri tecnici del sistema di crittografia”, ha affermato Zakharova secondo quanto riporta l’agenzia russa Tass che cita il caso del 2018 quando una serie di Ong condannarono una decisione russa di bloccare Telegram. Ma Durov, ha aggiunto, è sempre rimasto in libertà e ha continuato a lavorare per migliorare i servizi offerti all’utenza.
L’ambasciata russa, ha aggiunto la portavoce, “ha iniziato immediatamente a lavorare”. “Dopo la diffusione sui media della notizia dell’arresto, abbiamo chiesto immediatamente chiarimenti alle autorità francesi – si legge in un post diffuso sui social media dalla rappresentanza diplomatica – abbiamo chiesto siano tutelati i suoi diritti e garantita l’assistenza consolare. Ad ora la parte francese rifiuta di cooperare. Siamo in contatto con il legale di Durov”.
Le parole di Medvedev
Pavel Durov, secondo il vice presidente del Consiglio di sicurezza nazionale russo Dmitry Medvedev, “ha sbagliato quando ha deciso di lasciare la Russia per diventare un global citizen”. “Voleva essere un cittadino del mondo che sta bene a vivere lontano dalla sua patria”, ha proseguito Medvedev ricordando un colloquio con Durov durante il quale l’imprenditore si era dimostrato riluttante a collaborare con le forze di sicurezza russe.
“Ha fatto male i suoi calcoli. I nemici che ora abbiamo in comune lo vedono come un russo e, quindi, imprevedibile e pericoloso. È giunto il momento che Durov capisca che non si può scegliere né il Paese d’origine né i tempi in cui si nasce”, ha concluso il vice presidente del Consiglio di sicurezza nazionale russo.
Musk contro Zuck
Elon Musk in un post su X ha attaccato Mark Zuckerberg: “Ha già ceduto alle pressioni della censura. Instagram ha un problema enorme di sfruttamento dei minori, ma nessun arresto per Zuck, che censura libertà di parola e dà ai governi accesso ai dati degli utenti”. “Liberté – Liberté! – Liberté?”, aveva già scritto nelle scorse ore Musk con l’hashtag #FreePavel.
Questo è il primo arresto eccellente in applicazione del Digital Services Act, il regolamento censorio europeo, entrato in vigore nel febbraio 2024. Sono di pochi giorni fa le minacce del commissario europeo Thierry Breton, elusore fiscale in Senegal, a Elon Musk, per i contenuti su X.