Il palco di Miami
Terzo dibattito per la nomina presidenziale repubblicana. A Miami, sono saliti sul palco il governatore della Florida Ron DeSantis e l’ex ambasciatrice delle Nazioni Unite Nikki Haley – che sono testa a testa per il secondo posto nelle primarie presidenziali del GOP – il senatore Tim Scott, l’ex governatore del New Jersey Chris Christie e l’imprenditore Vivek Ramaswamy.
Il prossimo sarà in Alabama il 6 dicembre.
Il tema unificante tra i due è stato certamente la critica a Trump che però non sembra aver intaccato la sua attuale posizione di leadership repubblicana. Come sua strategia ormai nota, Trump diserta i dibattiti ed anzi li denigra, organizzando eventi in parallelo al fine di rubare l’attenzione dell’elettorato repubblicano.
La mancata presenza di Trump al dibattito è stato fortemente criticato da DeSantis anche per il luogo dove era organizzato, ovvero la Florida, Stato di cui entrambi i candidati sono originari. E proprio a Trump, DeSantis ha attribuito le responsabilità per gli scarsi risultati del partito nelle elezioni di martedì scorso. “Sono stufo che i repubblicani perdano!” ha esclamato DeSantis.
Meno diretta la critica nei confronti di Trump da parte della Haley: “Tutti vogliono parlare del presidente Trump. Posso dirvi che penso che fosse il presidente giusto al momento giusto”, ha detto. “Non credo che sia il presidente giusto oggi”.
Il dibattito di Miami è stato meno caotico del precedente anche per una presenza minore di candidati.
Economia e politica estera
La Cina è stato uno dei temi portanti del dibattito. Haley, che è stata anche governatore della Carolina del Sud e DeSantis, hanno avuto uno scontro su quale governatore fosse stato troppo favorevole agli investimenti cinesi. Quasi tutti i candidati si sono detti favorevoli alla messa al bando di TikTok, di proprietà di una società cinese, per motivi di sicurezza nazionale. Tutti salvo Ramaswamy, che ha invece difeso l’utilizzo dell’app come modo per connettersi con i giovani elettori repubblicani.
Tutti i candidati hanno invece “sparato” sul presidente democratico Joe Biden, criticandone in particolare le scelte in politica estera, e sul conflitto Israele-Hamas. Piena condivisione tra tutti circa il sostegno incondizionato a Israele auspicando un intervento molto duro nei confronti di Hamas e criticando Biden per aver spinto Israele a prendere in considerazione delle pause umanitarie.
“Se fossi presidente ora direi a Bibi di finire il lavoro una volta per tutte con questi macellai di Hamas”, ha commentato Ron DeSantis, dando inizio alla discussione. Nikki Haley invece ha paragonato i manifestanti filo-palestinesi al Ku Klux Klan e ha condannato fermamente l’antisemitismo nei campus universitari degli Stati Uniti.
Il diritto all’aborto
Il tema del diritto all’aborto è stato uno dei più dibattuti. Un tema che tormenta il partito da quando la Corte Suprema degli Stati Uniti guidata dai conservatori lo scorso anno ha eliminato il diritto all’aborto a livello nazionale.
Grande delicatezza hanno usato tutti i candidati nel discuterne, visto l’interesse che suscita nell’opinione pubblica ed in particolare il giorno dopo che i democratici e i gruppi per i diritti all’aborto hanno vinto in diverse elezioni statali proprio cavalcando questo tema.
Scott ha detto che sosterrebbe un divieto federale di 15 settimane. Haley invece ha osservato che qualsiasi legislazione di questo tipo non ha sostanzialmente alcuna possibilità di essere approvata in Senato. DeSantis – che quest’anno ha firmato un divieto di sei settimane – non si è rivolto a una legge federale ma ha affermato di difendere una “cultura della vita”.
Molto acceso anche l’attacco a Biden per la sua gestione dell’economia. I sondaggi mostrano che gli elettori non sono soddisfatti dei risultati economici di Biden, nonostante il fatto che l’inflazione sia notevolmente rallentata e i timori di una recessione siano svaniti in un contesto di continua crescita economica. L’indice di gradimento di Biden è sceso sotto il 40% nell’ultimo sondaggio Reuters/Ipsos, il punteggio più basso da aprile.