Le allergie alimentari sono decisamente fastidiose e colpiscono tantissime persone in tutto il mondo. Come mai insorgono? Forse non tutti sanno che dipende molto dall’area geografica.
Ogni Paese è soggetto allo sviluppo di intolleranze e allergie in base agli alimenti che maggiormente vengono consumati dalla popolazione, questo perché la probabilità che l’organismo si possa sensibilizzare è direttamente proporzionale al consumo. Vediamo nello specifico quali sono le allergie più diffuse.
Allergie alimentari e aree geografiche: qual è la correlazione?
Ci sono allergie alimentari che sono più diffuse in determinate aree geografiche rispetto ad altre, questo perché camminano di pari passo con le abitudini alimentari del luogo. Infatti, quando l’organismo assume particolari categorie di alimenti rispetto ad altri, è più probabile che diventi sensibile ad essi o alle sostanze che contengono.
Ad esempio, in Italia, l’allergia al riso è praticamente sconosciuta mentre è molto frequente nei Paesi asiatici, dove l’alimentazione è basata per la maggior parte sul consumo di questo cereale. La stessa cosa vale per l’allergia alle arachidi, diffusa negli Stati Uniti rispetto ad altre zone.
Altri esempi sono: l’allergia alle lumache in Portogallo, quella al pesce nei Paesi scandinavi, quella ai crostacei e molluschi nei Paesi mediterranei, quella al kiwi e alle noci in Italia.
La correlazione fra la tipologia di cibo maggiormente consumata in un determinato Paese e la comparsa di allergie alimentari viene spesso strumentalizzata e usata come giustificazione per alcune diete moderne. Queste sfruttano il fatto che da sempre l’essere umano si nutre di determinati alimenti (come i cereali), quindi l’organismo è stato plasmato in un certo modo e solo eliminando del tutto alcuni di essi, si può dimagrire e combattere diverse patologie.
Secondo tale teoria che però non trova supporti scientifici, gli esseri umani avrebbero sviluppato una resistenza metabolico-immunitaria a ciò che da millenni consumano e quindi sarebbero necessarie delle modifiche nutrizionali drastiche come appunto l’eliminazione totale di alcuni cibi.
Allergie alimentari o intolleranze?
L’allergia alimentare è una reazione del sistema immunitario verso un alimento preciso e generalmente si presenta con sintomi leggeri come prurito e gonfiore nelle aree del viso e della bocca. Ci sono poi casi più gravi in cui si manifestano reazioni talmente violente da mettere in pericolo la vita del paziente, ad esempio difficoltà nella respirazione e vertigini.
Nel soggetto allergico, il sistema immunitario scambia un alimento o una sostanza, per una minaccia e così scatta il meccanismo di protezione: vengono prodotti anticorpi che ad una prima assunzione non comporteranno conseguenze ma dalle successive, scateneranno una reazione allergica, dovuta al rilascio di istamina e altri mediatori chimici.
Ci sono poi alcune allergie che vengono gestite da cellule diverse del sistema immunitario e sono più difficili da individuare. Infine, abbiamo le intolleranze alimentari, che provocano disturbi simili ma meno gravi e legati per lo più al tratto gastrointestinale: diarrea, crampi all’addome, gonfiore. L’intolleranza è dovuta all’incapacità di digestione di alcuni alimenti.
Attenzione agli allergeni
È opportuno dedicare un paragrafo agli allergeni, sostanze che generalmente sono innocue per la maggior parte delle persone ma che in alcuni soggetti possono portare a manifestazioni allergiche differenti. Queste molecole si trovano nell’ambiente e producono, proprio come nel caso delle allergie alimentari, una reazione del sistema immunitario (nei soggetti predisposti).
In particolare, gli allergeni di tipo alimentare si dividono in 14 categorie: glutine, crostacei, uova, pesce, arachidi, senape, sedano, frutta a guscio, latticini, soia, molluschi, lupini, sesamo e anidride solforosa.
Esiste una direttiva che impone delle regole ben precise per i produttori di alimenti, i quali devono apporre in etichetta non solo tutti gli ingredienti ma anche la possibile presenza di allergeni qualora nello stesso stabilimento, venga lavorato anche un alimento appartenente a quelli appena citati. Non è raro infatti trovare diciture come “prodotto in uno stabilimento dove si lavorano arachidi”.
Fra l’altro, leggere le etichette e quindi informarsi bene su cosa si mangia, è il modo migliore per prevenire una reazione allergica.
Attenzione anche agli allergeni occulti, ad esempio, chi è allergico alla soia deve evitare i prodotti che la contengono anche sotto forme diverse: la lecitina di soia, dalle proprietà emulsionanti, è usata in moltissimi alimenti.
I sintomi delle allergie alimentari
Chi soffre di allergie alimentari, sviluppa i sintomi in maniera abbastanza rapida. Sono sufficienti pochi secondi o minuti per accusare disagi di diverso tipo, anzi a volte è sufficiente anche solo il contatto con l’alimento. Fra quelli tipici abbiamo:
- Bruciore alla bocca,
- Eruzioni cutanee come eczema, orticaria, prurito,
- Difficoltà nella deglutizione,
- Vertigini o svenimento,
- Occhi rossi e lacrimazione abbondante,
- Starnuti,
- Difficoltà nella respirazione,
- Mal di pancia,
- Diarrea,
- Vomito e nausea,
- Congestione nasale,
- Gonfiore a labbra, volto, lingua, gola o altre parti del corpo.
Questi durano al massimo due ore ma solitamente si ripresentano più tardi e la seconda manifestazione viene indicata come reazione bifasica. Ci sono poi i casi più gravi in cui può insorgere lo shock anafilattico, una condizione che provoca sintomi potenzialmente letali:
- Restringimento delle vie respiratorie,
- Diminuzione della pressione sanguigna,
- Aumento della frequenza cardiaca,
- Svenimento,
- Serio gonfiore alla gola.
In queste circostanze è necessario l’intervento di un medico perché lo shock anafilattico può portare a conseguenze terribili come il coma o la morte, se non viene trattato in tempo.
Fattori di rischio
Oltre all’area geografica, che come abbiamo visto incide molto sull’insorgenza di una determinata allergia rispetto alle altre, ci sono altri fattori di rischio da tenere in considerazione. Uno riguarda l’ereditarietà, cioè la predisposizione genetica: molti studi hanno dimostrato che i figli di genitori con allergie, hanno una maggiore probabilità di sviluppare lo stesso disturbo.
Diagnosi e trattamenti
Per confermare o escludere la presenza di un’allergia alimentare, il medico analizza vari elementi: le abitudini alimentari del soggetto, la sintomatologia, la presenza di altri casi analoghi in famiglia. Combinando questi e degli esami fisici, sarà in grado di stilare una diagnosi. Indispensabile sarà poi sottoporre il paziente a un esame apposito per togliere ogni dubbio.
Purtroppo non esistono trattamenti che in via definitiva eliminino l’allergia e ad oggi, il metodo migliore per agire è la prevenzione. Ci sono poi dei farmaci che riducono i sintomi: dagli antistaminici in caso di lievi reazioni fino alle iniezioni di adrenalina se siamo di fronte a disturbi gravi.