La Corte Suprema interviene sul caso Trump e stabilisce: “Un ex presidente ha una sostanziale immunità per atti ufficiali commessi mentre era in carica. Tale immunità non è prevista per atti non ufficiali”.
Cosi, quindi, l’Alta Corte afferma che Trump è immune da procedimenti penali per “atti ufficiali”, ma lascia alle corti, che gestiscono i processi, il compito di determinare esattamente quale sia la linea di demarcazione tra ufficiale e non ufficiale.
La disposizione
“Il presidente, quindi, non può essere perseguito per aver esercitato i suoi poteri costituzionali fondamentali e ha diritto a una presunta immunità dall’accusa per tutti i suoi atti ufficiali”, questo è quanto si legge nella disposizione sottoscritta dal presidente della Corte Suprema John Roberts, passata con 6 voti a favore e 3 contro.
Come è noto, i membri della Corte Suprema sono nominati dal Presidente in carica, pertanto la connotazione politica è palese. La più alta Corte degli Stati Uniti è costituita da nove giudici. Attualmente in carica sono: Amy Coney Barrett (nomina di Trump), Neil M. Gorsuch (Trump), Sonia Sotomayor (Obama), Clarence Thomas (Bush), John G. Roberts (Bush), Ketanji Brown Jackson (Biden), Samuel A. Alito (Bush), Elena Kagan (Obama) e Brett M. Kavanaugh (Trump).
Gli interventi dei giudici della Corte Suprema
Prima della decisione finale, i giudici della Corte hanno ascoltato gli interventi del legale di Trump, John Sauer, e di Michael Dreeben, avvocato del Dipartimento di Giustizia, rappresentante il consigliere speciale Jack Smith. Entrambi hanno esposto i casi i cui il presidente in carica si avvale del diritto di immunità, esprimendo pareri differenti per quello che il processo a Trump potrebbe rappresentare nel futuro.
Durante il dibattito il giudice Samuel Alito ha messo in risalto quelle che potrebbero essere le ripercussioni negative dell’incriminazione di un ex presidente, precedente che potrebbe destabilizzare il “sistema democratico” del Paese.
Il giudice Ketanji Brown Jackson ha posto una domanda ai colleghi della Corte: “Quando possibili responsabilità penali di un presidente non vengono punite, si fa sempre più concreto il rischio che i futuri presidenti siano incoraggiati a commettere crimini?”
Anche il giudice Brett Kavanaugh ha espresso preoccupazioni per il futuro: “Questo avrà enormi implicazioni per la presidenza. Non sto parlando del presente, ma del futuro”.
Il giudice Sonia Sotomayor, affiancata dai giudici Elena Kagan e Ketanji Brown Jackson, ha affermato: ”La decisione di garantire l’immunità a Trump si fa beffa del principio fondamentale della nostra Costituzione e del nostro sistema di governo, che nessun uomo è al di sopra della legge”.
Al contrario, il Giudice Thomas ha dichiarato: “Ricordiamo che il processo che vede Trump sul banco degli imputati è incostituzionale e siamo qui a parlarne perché istruita dal Procuratore Speciale Smith del Dipartimento di Giustizia dell’amministrazione Biden”.
Intervento della Corte Suprema, il perché
La Corte Suprema si è pronunciata sulla questione dell’immunità presidenziale su richiesta di Trump, accusato di interferenza elettorale dal consigliere speciale Jack Smith, rappresentante del Dipartimento di Giustizia dell’amministrazione Biden.
Smith accusa Trump di cospirazione per frodare gli Stati Uniti, di associazione a delinquere finalizzata all’ostruzione di un procedimento ufficiale, nonché di cospirazione contro i diritti costituzionali.
Le accuse si basano sull’indagine, durata mesi, istruita da Smith per stabilire se Trump fosse coinvolto nell’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021 e se avesse cercato di interferire con i risultati delle elezioni del 2020.
Trump si è sempre dichiarato non colpevole, invocando l’immunità: gli eventi si sono infatti verificati quando era ancora in carica.
Il commento di Trump
L’ex presidente ha commentato immediatamente quanto stabilito dalla Corte Suprema degli Stati Uniti. “Questa è una grande vittoria per la nostra Costituzione e per la democrazia” ha detto in una un’intervista esclusiva a Fox News Digital. Il Tycoon ha dichiarato anche che la sua è pur sempre una soddisfazione parziale perché “avrebbe preferito una immunità completa, ma comunque il risultato ottenuto è un bene per l’America”.
Trump ha sostenuto anche che la questione coinvolga non soltanto lui, ma ogni futuro Presidente. “Infatti – ha detto – anche lo stesso Biden, una volta lasciata la Casa Bianca, potrebbe essere perseguito penalmente da qualsiasi tribunale, ad esempio, per aver permesso l’ingresso negli USA a 10 milioni di immigrati illegali o per aver intrapreso missioni militari all’estero”.
Insomma, al di là dei benefici personali che potrebbe avere Trump, il tema dell’immunità del presidente in carica apre un vivace dibattito nel Paese.
Biden attacca la Corte violando il principio della separazione dei poteri
Il presidente Biden, probabilmente alla ricerca di un riscatto dopo la brutta figura durante il dibattito con Trump, critica la sentenza della Corte Suprema sull’immunità presidenziale ed entra a “gamba tesa” criticando direttamente la Corte stessa.
“Quanto stabilito dalla Corte Suprema è un principio fondamentalmente nuovo ed è un precedente pericoloso, perché il potere del Presidente non sarà più limitato dalla legge”, dice Biden, “Non ci sono re in America. Ognuno di noi è uguale davanti alla legge. Nessuno è al di sopra della legge, nemmeno il presidente degli Stati Uniti”.
Il presidente parla per meno di cinque minuti e legge pedissequamente quanto scritto sui teleprompter, prima di voltare le spalle alla stampa e andarsene senza rispondere ad alcuna domanda, come è purtroppo sua abitudine.
Il Partito Democratico e la giustizia
A fare eco alle parole di Biden tutti i leader dem e le maggiori testate giornalistiche americane, vicine alla Casa Bianca.
Chuck Schumer, il capo dei senatori dem, rincara la dose dicendo :”Questo è un giorno triste per l’America e un giorno triste per la nostra democrazia. La base stessa del nostro sistema giudiziario è che nessuno è al di sopra della legge. Questa vergognosa decisione della Corte Suprema pro-Trump consente all’ex presidente di indebolire la nostra democrazia infrangendo la legge. Questa decisione mina la credibilità della Corte Suprema!”
Infine, anche il leader dem alla Camera, Hakeem Jeffries, critica la Corte Suprema promettendo: “I democratici della Camera si impegneranno in una supervisione aggressiva e in un’attività legislativa nei confronti della Corte Suprema per garantire che i giudici di estrema destra della maggioranza si comportino in conformità con la Costituzione”.
In verità non è la prima volta che i dem criticano le decisioni della Corte Suprema, violando un importante principio di separazione dei poteri; ma questa volta l’attacco sembra essere molto più diretto e pesante del passato, quasi eversivo.