
Dopo aver trattato, nei precedenti articoli, l’importanza della Teoria del Cervello Uno e Trino formulata dal neurofisiologo americano Paul Donald MacLean – pilastro della Morfopsicologia – intendiamo ora estendere l’analisi al rapporto tra serotonina (presente nelle tre principali strutture cerebrali) e alimentazione.
L’idea di approfondire una possibile connessione tra regime alimentare, assetti neurofisiologici, morfopsicologia, violenza e fanatismo religioso nasce proprio dallo studio dei lavori di MacLean, che hanno suscitato ampio dibattito tra studiosi di neuroscienze e discipline affini.
L’intuizione fondamentale di MacLean riguarda l’esistenza di una certa autonomia funzionale tra i tre cervelli – rettiliano, limbico e neocorticale – accompagnata, però, da una costante e reciproca interazione tra essi. In questo contesto, il neurofisiologo ha evidenziato il ruolo centrale svolto da alcune sostanze neurochimiche, le catecolamine, tra cui figurano dopamina, acetilcolina e, soprattutto, serotonina.
Il ruolo della serotonina nell’equilibrio cerebrale
Secondo MacLean, la serotonina deve essere considerata una sorta di coordinatrice e integratrice delle funzioni dei tre cervelli. Una sua carenza provoca inevitabili disfunzioni in ognuna delle strutture identificate.
Neocortex (cervello razionale)
Nel neocortex, ovvero la parte del cervello più recente dal punto di vista evolutivo, una carenza di serotonina comporta:
- L’incapacità di riconoscere le emozioni sul volto altrui, compromettendo così la capacità di condurre un’analisi morfopsicologica.
- La difficoltà nell’interpretare correttamente gli atteggiamenti posturali, perdendo la capacità di leggere aspetti della personalità attraverso il corpo.
- L’impossibilità di identificarsi nell’altro, con conseguente difficoltà a creare legami sociali omogenei e tendenze alla frammentazione etnica e alla conflittualità.
Cervello limbico (sede delle emozioni)
La carenza serotoninergica ha conseguenze rilevanti anche sul cervello limbico, responsabile della regolazione emotiva:
- Le emozioni, che qui hanno origine, risultano distorte, e ciò si riflette negativamente sulla contrazione dei muscoli mimici coinvolti nell’espressione delle emozioni stesse.
- Poiché il limbico è anche il centro dell’empatia, la sua disfunzione rende difficile sintonizzarsi con l’altro, generando difficoltà relazionali e incapacità a sviluppare sentimenti di amicizia, solidarietà e condivisione.
Nel prosieguo dell’indagine, vedremo come questa assenza di empatia, attribuibile a carenze alimentari, possa essere identificata come una delle cause fondamentali della violenza nei popoli presi in esame.
Cervello rettiliano (istintivo e primitivo)
Nel cervello rettiliano, la mancanza di serotonina provoca un potenziamento incontrollato delle sue funzioni primitive, come:
- Istintualità
- Aggressività
- Fanatismo religioso
- Pensiero magico
Ciò accade perché viene meno il controllo inibitorio esercitato dal cervello limbico sul rettiliano, aprendo la strada a comportamenti estremi.
La serotonina e l’alimentazione: il ruolo del triptofano
La serotonina è un neurotrasmettitore che non può essere sintetizzato in quantità sufficiente dall’organismo se non attraverso un adeguato apporto alimentare di proteine. In particolare, è fondamentale la presenza dell’aminoacido triptofano, uno degli otto aminoacidi essenziali che devono essere introdotti obbligatoriamente nella nostra alimentazione.
La carenza di serotonina, dunque, dipende in larga parte da una dieta povera di proteine. Questo ci porta a considerare l’importanza della composizione nutrizionale in relazione al comportamento umano e collettivo.
Casi di studio: alimentazione e violenza in popolazioni precolombiane e africane
Da qui prende avvio il nostro studio comparato sull’alimentazione di alcune popolazioni precolombiane e africane, caratterizzate storicamente da fenomeni di:
- Violenza e aggressività diffusa
- Cannibalismo rituale
- Fanatismo religioso
- Pratiche magiche tribali
- Forte conflittualità etnica
L’indagine si è estesa anche all’alimentazione di alcuni dittatori responsabili di efferati genocidi, valutando la possibile influenza della loro dieta sulla genesi dei loro comportamenti estremi.
Diete simili, comportamenti simili
Il dato più significativo emerso è la sorprendente analogia nei comportamenti aggressivi di popolazioni lontane nel tempo e nello spazio:
- Le popolazioni precolombiane, vissute secoli fa
- Le popolazioni africane contemporanee
Entrambe, infatti, condividevano una dieta prevalentemente vegetariana, con una forte carenza di proteine animali e quindi di triptofano. Questo deficit sembra aver contribuito in modo determinante alla disregolazione serotoninergica e, di conseguenza, a comportamenti violenti, fanatici e antisociali.
Alimentazione ed equilibrio sociale
Alla luce di quanto emerso, è legittimo porre una riflessione più ampia sul tema della distribuzione equa delle risorse alimentari a livello globale.
Una dieta bilanciata, ricca dei nutrienti essenziali — in particolare degli aminoacidi necessari alla produzione di serotonina — potrebbe rivelarsi un fattore decisivo nella prevenzione della violenza collettiva, dell’aggressività e della disgregazione sociale.
La biochimica del comportamento umano non può essere ignorata nei contesti di analisi politica, sociale e antropologica. Il superamento di squilibri nutrizionali potrebbe rappresentare un passo fondamentale verso società più empatiche, stabili e pacifiche.