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Home La Goccia di Amerigo di Sangro

Se l’ombelico del mondo chiude

Amerigo Di Sangro by Amerigo Di Sangro
Settembre 27, 2020
in La Goccia di Amerigo di Sangro, Ultimissime
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Se l’ombelico del mondo chiude
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“Volo cancellato “.
Comincia così la mia sosta a New York, le 24 ore più tristi nella città più bella del mondo.
Mentre penso dove dormire cammino in un aeroporto , JFK, spettrale: tutti i negozi sono chiusi. Arrivo al parcheggio dei taxi: non c’è fila di clienti ma non ci sono neanche auto. Un signore grosso con la pettorina gialla mi chiede dove sono diretto e mi dice che ci vorranno 3/4 minuti per avere un taxi. “Come mai?” chiedo mentre penso di aver sbagliato parcheggio e lui , sornione , risponde “ è il tempo del COVID signore, i tassisti lavorano in città per le persone che hanno paura di prendere la metro”. Mi sembra un film, essere mancato da questa città negli ultimi sette mesi mi ha fatto dimenticare la pandemia… sono disorientato.
Arrivo dopo solo 35 minuti di auto al mio albergo a pochi metri dalla “south pool” , la fontana nata dove un tempo vi era la torre sud delle torri gemelle cancellate l’11 settembre . Di solito una folla ne avvolge i quattro lati carezzando con le mani i nomi dei 2977 morti impressi nel bronzo dei davanzali..
Conto 8 persone e 2 addetti alla vigilanza.
Entro nella hall dell’albergo e chiedo un aiuto per i bagagli “no signore non possiamo per le norme Covid, deve fare da solo. Ma prima deve guardare nel termo scanner grazie” mi dice sorridendo l’addetto al ricevimento .
Poso i bagagli con consapevole ansia e velocità : voglio uscire a vedere la città .
Dopo poco sono in cammino verso il Village . Mi colpisce il silenzio delle sirene e dei clacson, vera colonna sonora della grande mela.
Molti negozi sono chiusi , attraverso una grande arteria di collegamento verso il nord di Manhattan senza stress. Mi fermo al centro della carreggiata e fotografo l’assoluta assenza di traffico “ no, no è domenica mattina alle 8, è mezzogiorno di un venerdì di solito frenetico e trafficato” rifletto.
Nel tempo dell’apnea, questa vita mascherata senza respiro, affanno ; le mani sono fredde, il respiro lento e scarsamente ritmato.
Si nasce con un respiro, si muore con l’ultimo, eppure il mio oggi è come condizionato : mi manca l’aria della vita.
I ristoranti ed i bar sono vuoti, nessuno può consumare all’interno; i più fortunati hanno rubato marciapiedi e posti auto per costruire delle tristi terrazze fiorite, vuote come gli altari delle cappelle gentilizie dei cimiteri monumentali.
Le poche persone che incrocio , nascoste dietro “i dispositivi di protezione “ hanno lo sguardo smarrito, camminano lentamente, senza fretta….
New York, i suoi marciapiedi caotici e frenetici, le sue sirene strombazzanti, i suoi fattorini sfreccianti in bici e persino i suoi onnipresenti poliziotti sono spariti.
Percepisco un lamento di fianco al mio cammino, mi volto e scorgo una coppia di homeless-un uomo ed una donna- che cercano di attirare la mia attenzione.
Mi fermo e , mentre cerco una banconota , lei raccoglie un mozzicone a metà appena gettato da un fattorino, ancora accesso, e lo fuma frenetica .
Porgo la banconota all’uomo che scorge il mio sguardo smarrito “ È un brutto momento ma passerà” mi dice “ma noi siamo contenti perché molti negozi hanno chiuso e di giorno riusciamo a restare nello stesso posto senza dover camminare continuamente “…
“Quindi i mendicanti hanno trovato una positività nel COVID “ penso.
La maschera mi sembra una museruola adesso , vorrei toglierla .
Cammino pensando a che cosa potrebbe essere se al Covid- 19 succedesse il 20, il 21…
L’ombelico del mondo non palpita più, non si mostra spavaldo e prepotente al mondo, non esprime il suo ruolo di precursore di mode e di comportamenti tali da condizionare il pianeta intero.
È fermo immobile, quasi ad ascoltare ogni singolo respiro, purché non sia l’ultimo.
No, non lo esalerà spero.

 

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Tags: covid-19New York
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