Chissà se Giovanni Falcone, mentre era chiuso nel suo ufficio superprotetto e corazzato, parlando con Tommaso Buscetta, immaginava di morire.
Chissà se, per convincere ” ïl Traditore”a svelare i segreti di mafia, sentiva l’angoscia di dover garantire dei benefici ad un uomo cosi malvagio, a tanti uomini malvagi.
Chissà se, nel battersi strenuamente per convincere il potere politico dell’epoca ad emanare una norma che garantisse protezione e offrisse ampi benefici di pena ai mafiosi pentiti, pensò mai che sarebbe stata una norma inaccettabile sotto il profilo umano.
Chissà se pensava, nel leggere la legge promulgata, che un giorno sarebbe morto per mano di qualcuno che ne avrebbe giovato.
E chissà se il 23 Maggio del 1992 , a Capaci, alle 17 e 57, nei pochi istanti prima di morire dilaniato , senza gambe , pensava che era stata una norma necessaria per lo Stato ma ignobile per lui, per la Sua compagna, per gli uomini della sua scorta, per la “sua famiglia”come amava definirli.
Il fine pena di Giovanni BRUSCA, detto “u Maiale”, dopo 25 anni di carcere (su 30 di condanna) ha turbato le coscienze di tanti italiani. Anche la mia. Sapevo che BRUSCA usufruiva già da anni di permessi premio che gli permettevano scampoli di vita normale, cosi come sapevo che il nostro ordinamento non prevede il cumulo delle pene per cui i 150 omicidi autodenunciati non avrebbero potuto generare 150 ergastoli come sarebbe accaduto in America ed in tanti altri stati.
Sapevo che ogni detenuto usufruisce di uno sconto di pena di 45 giorni per ogni anno di detenzione e che quindi anche “u Maiale” sarebbe uscito prima.
Tuttavia immaginarlo appostato al bordo dell’autostrada A29 a premere il telecomando per far esplodere gli oltre 500 kg di tritolo che avrebbero cancellato per sempre la vita di 5 servitori dello Stato mi ripugna. Pensare al danno immenso della perdita di una mente sopraffina come quella di Giovanni Falcone ancora oggi mi costerna, mi smarrisce.
Nel vociare delle dichiarazioni “di pancia” di politici, giornalisti , amici e leoni della tastiera sulla inaccettabilità della scarcerazione di un uomo dal comportamento cosi riprovevole da fare invidia a Satana , ho sentito due cose che mi hanno rapito: la dichiarazione della vedova di Antonio Mortinaro, un uomo della scorta, che si è, con grande dignità, interrogata sul come potesse essere liberato l’uomo che ha distrutto la sua vita senza che ancora sia stata fatta luce e dato verità completamente sulle stragi di stato dell’epoca ; ed un silenzio profondo, assordante , dei magistrati e degli altri uomini dello Stato di prima linea.
Senza dubbio il pentimento di BRUSCA è stato determinante per smantellare i più alti vertici della criminalità mafiosa ed ha oggettivamente salvato vite umane e reso debole agli occhi di tutti il sistema criminale. Ecco, ho pensato, lo scopo della legge voluta da Falcone negli afosi pomeriggi palermitani, durante interrogatori intrisi di veleni e fumo di sigarette infinite, si è materializzato. Lo scopo di rendere attrattivo se non addirittura consapevole il pentimento di “il Traditore”e di “u Maiale” raggiunto. La possibilità dello Stato di punire “rieducando “ anche il peggiore cittadino materializzata oltre ogni più rosea previsione.
Parole, obiettivi, risultati e sensazioni che non sono riuscito a sentire positivi e che non hanno alleviato il disgusto, la nausea , la frustrazione. E cosi ho pensato a lui, a Giovanni Falcone, al servitore dello Stato che , consapevole dell’esistenza di un rapporto profondo mafia istituzioni , pensò all’unica strada percorribile : sfruttare il potere di perdono e rieducazione dello Stato per demolire con la delazione dei malavitosi l’immondo connubio.
Un Falcone che, ben cosciente di essere “un morto che cammina”, decise di sacrificare l’umana ripugnanza che, più di chiunque altro, un magistrato ha nei confronti di chi si macchia di atti di inaudita ed estrema violenza; e decise di dare a loro il potere di tornare indietro nel tempo e di essere , seppur parzialmente, perdonati.
E forse quel 23 Maggio 1992 alle 17 e 57 , prima di spirare, Falcone sorrise consapevole, pensando: “ti prenderanno e racconterai perchè mi hai ucciso e chi ti ordinò di farlo, e li arresteremo tutti”.
Nel vuoto incolmabile della umanamente inaccettabile scarcerazione di BRUSCA , suona alto lo spirito dell’estremo sacrificio dello Stato per curare i suoi cancri .
Lo spirito di Giovanni Falcone che fu capace di sacrificare il comune pensare per servire lo Stato, condannandosi alla morte per mano di qualcuno che un giorno sarebbe stato “perdonato”.