17 marzo, festa nazionale
Correva l’anno 1861. A Torino veniva proclamato il Regno d’Italia, erede diretto del sabaudo Regno di Sardegna. Si era conclusa da un biennio la Seconda guerra d’Indipendenza (1859) e appena pochi mesi prima (1860) Garibaldi era entrato trionfalmente a Napoli. I plebisciti avevano sancito, quantomeno a livello ufficiale, l’adesione al progetto nazionale da parte di classi dirigenti prima inglobate in Stati diversi. Ancora mancavano da ricongiungere alla Patria il Triveneto e Roma ma l’Italia era finalmente tornata ad essere un attore autonomo, quanto non succedeva dall’antichità. Per questo in anni recenti si è voluto rimarcare l’importanza del 17 marzo, istituendo un’apposita festa nazionale. La legge 222 del 23 novembre 2012 ha istituito la Giornata dell’Unità Nazionale, della Costituzione, dell’Inno e della Bandiera. Anno dopo anno si torna a mettere l’accento su un periodo della nostra storia, quello del Risorgimento e dell’unificazione nazionale, troppo spesso dimenticato e non valorizzato.
Le parole del Capo dello Stato
Non potevano mancare le massime cariche dello Stato, che si sono recate all’Altare della Patria a rendere omaggio al Milite Ignoto. Presenti dunque il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il presidente del Consiglio Giorgia Meloni. insieme a loro il presidente del Senato Ignazio La Russa, il Vicepresidente della Camera Fabio Rampelli e la presidente della Corte Costituzionale Silvana Sciarra.
“La Repubblica, in innumerevoli prove e, da ultimo, durante la pandemia, ha confermato sentimenti di unità e coesione stringendosi ai valori costituzionali – ha dichiarato il capo dello Stato – Gli stessi che, ispirando la nostra società, garantiscono le risorse morali necessarie a fronteggiare le sfide complesse che la contemporaneità ci mette innanzi”.
“162 anni fa, sotto il Tricolore – ha poi continuato Mattarella – con i plebisciti popolari si espressero la sovranità e la volontà che, attraverso l’opera risorgimentale, avevano portato alla costituzione dello Stato italiano. Il primo pensiero va alle generazioni che hanno accompagnato questo traguardo, a quanti, con il loro operato, hanno contribuito alla nascita e alla crescita del nostro Paese, promuovendo quei valori di civile convivenza, quegli ideali di libertà e democrazia, di pace e di partecipazione allo Stato di diritto e alla comunità internazionale, che hanno trovato consacrazione nella nostra Costituzione”. Il presidente ha poi ricordato il dramma del conflitto in Ucraina. confermando la collocazione europea e atlantista dell’Italia.
Giorgia Meloni: “riannodare i fili di ciò che ci unisce e riscoprirci una comunità”
In una nota il nuovo presidente del Consiglio ha commentato l’importanza del 17 marzo. Secondo Giorgia Meloni l’Unità nazionale, la Costituzione, l’Inno e la Bandiera sono “le fondamenta robuste sulle quali la nostra comunità si erge e dalle quali essa prende ispirazione”. Con l’unificazione si concretizzava “l’auspicio di un giovane genovese, visionario e ribelle, come Goffredo Mameli: poter vedere gli italiani non più “calpesti e derisi” e “divisi”, bensì raccolti in “un’unica bandiera”.
Da ricordare del resto come lo stesso Inno nazionale sia diventato “definitivo” soltanto pochi anni fa, con la legge 181 del 4 dicembre 2017. Dopo la Seconda guerra mondiale la Repubblica Italiana aveva infatti scelto in via provvisoria l’Inno scritto da Goffredo Mameli e musicato da Michele Novaro. Un vulnus sanato appunto poco più di un lustro fa. La speranza è che giornate come questa permettano di riflettere sull’importanza dell’unità nazionale contro gli spiriti di parte. Una necessità improcrastinabile visto il drammatico contesto internazionale.