Via Crucis, non si spengono le polemiche contro Papa Francesco
Già l’anno scorso la via Crucis era stata scelta da Papa Francesco come momento simbolico per chiedere la pace nella martoriata Ucraina. In quell’occasione due donne, una di nazionalità russa e l’altra ucraina, avevano retto insieme la croce durante la processione, a testimoniare un calvario condiviso. Quest’anno ha destato ancor più scalpore la scelta di ospitare la testimonianza di due ragazzi, ovviamente delle rispettive nazionalità. Il russo ha raccontato di aver perso in guerra il fratello e di non avere più notizie del nonno e del padre. L’ucraino, invece, ha parlato della propria esperienza da profugo per raggiungere l’Italia. Il padre di quest’ultimo è stato chiamato al fronte, non potendo dunque accompagnare la famiglia nella penisola. Dopo mesi questa è riuscita a rientrare in Ucraina, trovando però città distrutte e desolazione.
La testimonianza dei due ragazzi, avvenuta alla decima stazione della via Crucis, aveva provocato un terremoto diplomatico. L’ambasciatore ucraino presso la Santa Sede, Andrii Yurash, aveva twittato un messaggio durissimo contro la scelta di Papa Francesco (assente per motivi di salute alla via Crucis) di far intervenire un ragazzo russo. “Dimentica di dire – ha scritto Yurash – che i suoi parenti sono andati in Ucraina per uccidere non solo il padre del ragazzo ucraino ma tutta la sua famiglia, e non viceversa“.
La replica del vescovo di Kiev
Il passare dei giorni non sembra aver placato le polemiche. Appena ieri, infatti, il vescovo di Kiev Zhytomyr, Vitaliy Krivitskiy, è intervenuto all’Ansa per esprimere il proprio disappunto. “Per noi è difficile e doloroso pensare che noi ucraini e russi siamo nella stessa barca – ha dichiarato il vescovo ucraino – Prima o poi verrà il momento di stabilizzare i rapporti tra le nazioni ma adesso abbiamo la guerra, e durante la guerra ogni messaggio ha il suo significato. Noi abbiamo capito che in guerra non si può parlare della pace e del perdono in generale. Capiamo la volontà del Papa di volere una pace in generale, ma per noi che qui viviamo la guerra è un appello che non si accetta per il nostro punto di vista: siamo aggrediti, siamo la vittima, è una cosa diversa”.
Nonostante la censura di quanto avvenuto nel corso della via Crucis, il vescovo di Kiev Zhytomyr ha però ribadito alla fine il proprio affetto verso Papa Francesco: “Noi preghiamo sempre per il Papa, affinché le sue parole siano giuste e arrivino nei nostri cuori in maniera giusta, e i nostri cuori sono aperti al pontefice per avere questi messaggi giusti e avere il dialogo”.
