I rapporti commerciali tra Italia e Usa sono solidi e vantaggiosi per entrambi i Paesi. I numeri parlano chiaro. Le esportazioni e gli investimenti italiani negli States sono arrivati a 38 miliardi di dollari, mentre gli investimenti diretti e le esportazioni di aziende statunitensi in Italia hanno raggiunto i 77 miliardi di dollari (i dati sono relativi al 2023/2024), con una forte presenza di multinazionali a stelle e strisce soprattutto nel manifatturiero e nel settore strategico della Tecnologia dell’Informazione e della Comunicazione.
Investimenti importanti e mercato strategico
Gli Stati Uniti, contrariamente a quanto sostengono i propagandisti del distacco per dare uno schiaffo a Donald Trump, sono uno dei principali investitori esteri nel Belpaese, con un impatto significativo sull’occupazione e lo sviluppo. A ciò si aggiunge il non trascurabile particolare di essere il primo mercato per i prodotti italiani al di fuori dell’Unione Europea.
Il presente e il futuro degli interscambi Italia-Usa
Questi ed altri aspetti, con il conforto dei numeri, sono stati analizzati nel corso del webinar “Renewing the transatlantic partnership. Negotiating towards a better future” promosso dall’American Chamber of Commerce in Italy in occasione dell’insediamento dell’Ambasciatore Usa a Roma, Tilman Fertitta. Un confronto a tutto campo con i vertici di alcune delle maggiori aziende statunitensi presenti in Italia per passare sotto la lente d’ingrandimento le sfide e le opportunità del prossimo futuro.
Nel corso dell’incontro, aperto dai saluti del Console per gli affari politici ed economici del Consolato Generale Usa di Milano Zoja Bazarnic, si sono succeduti gli interventi del presidente e ceo di HewlettPackard Enterprise Italia Claudio Bassoli, dell’European tax coordinator – head of Tax Italy Andersen Maricla Pennesi, del public affairs manager Italia & Iberia di Ups Italia Marzia Picciano, del vice presidente western Europe di Lockheed Martin Emanuele Serafini, del partner dla piper studio legale tributario associato Roberto Valenti e del corporate affairs & patient access di Eli Lilly Federico Villa.
Tutti i relatori hanno analizzato dalle rispettive prospettive la robustezza della presenza americana nel nostro Paese in termini di investimenti, occupazione e contributo diretto all’economia italiana, evidenziando al contempo ciò che è necessario per procedere verso un ulteriore sviluppo.
Il punto di vista di Simone Crolla
“Negli ultimi anni, ha spiegato il managing director di AmCham, Simone Crolla, forte delle solide relazioni diplomatiche tra Italia e Usa, AmCham ha affinato il dialogo tra i due Paesi, arrivando a fare dell’Italia uno dei principali investitori europei negli Stati Uniti e viceversa. I numeri parlano da soli al riguardo e hanno un peso nel confronto politico tra le nostre due nazioni”.
“Se oggi l’Italia vanta una preminenza nel dialogo con gli Stati Uniti, ciò può essere avvalorato da un connubio economico e commerciale così importante. Una simile relazione porta enormi benefici in termini di crescita e benessere per le nostre popolazioni, ed è bene ricordarlo in ogni momento in cui le tensioni lungo l’asse euro atlantico rischiano di offuscare la visione del significato dei reciproci rapporti”, ha continuato il managing director di AmCham.
La nomina di Tilman Fertitta
Il profilo scelto da Donald Trump per ricoprire la carica di ambasciatore in Italia e a San Marino, sembra voler andare proprio in questa direzione. Durante l’audizione per la sua conferma, tenutasi il 1º aprile, il texano Fertitta ha dichiarato di voler puntare sull’aumento degli scambi commerciali tra Stati Uniti e Italia, aggiungendo: “C’è molto di più che si può fare”.
La strada individuata dall’ambasciatore Usa in Italia
Ha inoltre affermato di voler “colmare il divario” del disavanzo commerciale degli Usa con l’Italia, anche attraverso una maggiore collaborazione del governo italiano con le aziende energetiche americane. “Gli italiani, ha detto ancora il proprietario degli Houston Rockets, squadra della National Basketball Association, sono molto entusiasti all’idea di avere un vero imprenditore americano che venga lì a collaborare con loro”.
