Intelligence USA: la Russia non vuole uno scontro diretto con la NATO
Secondo lo United States Intelligence Community, l’ente che raggruppa 17 agenzie federali dell’intelligence USA, Mosca non vuole la guerra con la NATO. La Russia è stata attenta finora a prevenire un’estensione del conflitto, anche se il pericolo di uno scontro diretto è ben lontano dall’essere archiviato. Putin ha sottovalutato la determinazione delle forze ucraine ma punta sul lungo periodo per modificare gli equilibri a proprio vantaggio. Una situazione prolungata di logoramento resta secondo gli apparati USA lo scenario più probabile. Mosca potrebbe così ribaltare parzialmente gli insuccessi incontrati nel corso del primo anno di guerra.
Il rischio di escalation resta tuttavia concreto qualora i rovesci militari indebolissero la tenuta dello Stato russo. Il sostegno di USA e partner occidentali a Kiev potrebbe infatti convincere Mosca ad alzare l’asticella dello scontro. Nel mentre la città simbolo di Bakhmut è prossima a cadere, vedremo con quali ripercussioni generali sul conflitto. Ad ogni modo, nonostante quella energetica inizi ad apparire come un’arma spuntata, la Russia potrà continuare a condurre la sua guerra ibrida utilizzando le elevate capacità in ambito cyber, le strette relazioni con i Paesi non allineati e il potere di veto sull’esportazione di cibo. Un paniere di operazioni che coadiuveranno Mosca nel perseguimento dei propri obiettivi geopolitici.
La Corea del Nord pronta al settimo test nucleare
L’atomica è per Pyongyang un’assicurazione sulla vita. In Corea del Nord hanno preso nota di quanto avvenuto in Iraq, in Libia e in tutti quei Paesi privi di armi nucleari. Kim Jong Un sa che solo un deterrente simile potrà garantire la sopravvivenza fisica e politica dello Stato nord-coreano. Per questo viene definito da Washington una “seria minaccia militare”: il Paese asiatico si prepara al settimo test nucleare (il primo risale al 2006, l’ultimo invece al 2017). I missili balistici intercontinentali e l’approfondimento dei rapporti con Russia e Cina rendono Pyongyang una spina nel fianco per la postura asiatica di Washington. In ciò Kim Jong Un sarebbe favorito dal deterioramento del contesto internazionale, con la contrapposizione tra blocchi che gli apre margini di manovra inediti. Il leader nord-coreano si è dimostrato un abile giocatore e farà di tutto per capitalizzare il contesto favorevole.
Intelligence USA: il Partito Comunista Cinese è la principale minaccia alla sicurezza americana
“Pechino – ha commentato Avril Haines di fronte al Congresso – crede ancora di avere più vantaggi nel prevenire una spirale di tensioni”. “In particolare – ha aggiunto la Direttrice dell’Intelligence Nazionale – Pechino vuole mantenere la stabilità nell’Asia orientale, evitando di provocare nuove ritorsioni economiche” e “mantenere una relazione stabile con gli Stati Uniti”. Ciò, pur facendo ben sperare, non modifica la contrapposizione tra i due Paesi. Pechino è infatti convinta di poter raggiungere i propri obiettivi strategici evitando lo scontro aperto con Washington.
Eventualità, questa, che viene vista con orrore dagli apparati USA, decisi a impedire una futura egemonia mondiale della Repubblica Popolare. La Cina infatti sa che ciò possa avvenire solamente a scapito degli interessi americani. Il Risorgimento cinese e i piani di Washington sembrano rappresentare un gioco a somma zero. Se per alcuni l’obiettivo principale resta evitare un conflitto di scala mondiale, per altri la subordinazione al rivale è uno scenario ancor più catastrofico. Siamo forse di fronte alla famosa trappola di Tucidide, che rischia di accendere gli anni a venire.