Visti a pagamento per i turisti: Londra monetizza gli ingressi
Già da ieri è in vigore il sistema elettronico di visti a pagamento per coloro che vogliono entrare nel Regno Unito. Inizialmente tale obbligo riguarda solamente gli arrivi dai Paesi del Golfo e dalla Giordania, ma dall’anno prossimo dovrebbe essere esteso anche agli europei, italiani ovviamente non esentati. Mentre la penisola è alle prese con l’ennesima crisi migratoria, Londra punta a una stretta complessiva sugli ingressi, secondo quanto previsto dal ministro dell’Interno Suella Braverman e dal governo conservatore in generale.
Alla memoria tornano i giorni precedenti la Brexit, quando proprio l’immigrazione dal continente rappresentava uno dei temi più caldi del dibattito pubblico inglese. In particolare, l’annuncio dell’allora cancelliera Merkel di accogliere in Germania i migranti in transito sulla rotta balcanica aveva suscitato la contrarietà della Gran Bretagna. Il timore, non ingiustificato, era che una percentuale cospicua di essi riuscisse poi a riversarsi sull’isola. Brexit e immigrazione continuano dunque a farsi sentire Oltremanica, consolidando l’egemonia dei conservatori, oggi guidati da Rishi Sunak.
Gran Bretagna vs UE
Il sistema di visti a pagamento ha come acronimo “Eta” (Electronic Travel Authorisation) ed è simile all’Electronic System for Travel Authorization, “Esta”. I viaggiatori dovranno dunque compilare un modulo e corrispondere una piccola cifra di denaro. Analogamente accadrà per i britannici nel continente. “Etias” (European Travel Information and Authorization System) il nome con cui gli europei monitoreranno gli ingressi inferiori ai 90 giorni. Esso entrerà in vigore a novembre e prevede l’esborso di 7 euro.
Barriere all’ingresso certamente non insormontabili ma che sono la diretta conseguenza dell’uscita del Regno Unito dall’UE. L’abbandono della libera circolazione e l’aumento dei passaggi burocratici, tuttavia, non si applicano agli stranieri già residenti nel Regno Unito. Una buona notizia per molti nostri connazionali residenti in quel Paese. Del resto sono molti i settori professionali dove inizia a farsi sentire la carenza di manodopera, a cominciare da quello edilizio. Non è dunque improbabile che il piano anti-immigrazione possa subire nel tempo qualche modifica.