Le sanzioni contro i coloni estremisti
Dopo ripetuti appelli alle autorità israeliane per prevenire gli episodi di violenza che si sono moltiplicati in Cisgiordania, martedì 5 dicembre gli Stati Uniti hanno annunciato l’imposizione di sanzioni contro i coloni ebrei responsabili di attacchi contro i palestinesi. “Oggi il Dipartimento di Stato sta attuando una nuova politica di restrizione dei visti nei confronti di individui sospettati di minare la pace, la sicurezza o la stabilità in Cisgiordania” è quanto dichiarato dal segretario di Stato Antony Blinken in un comunicato.
L’alto funzionario ha definito questi episodi di violenza “inaccettabili“, e ha specificato che l’iniziativa condanna quanti commettono atti di violenza o intraprendono azioni che limitano indebitamente l’accesso dei civili ai servizi essenziali e ai beni di prima necessità”. Nelle scorse settimane, lo stesso presidente Joe Biden ha più volte ammonito i funzionari di Tel Aviv, esortandoli a fare di più per frenare la violenza dei coloni israeliani contro i civili palestinesi che vivono in Cisgiordania.
Le violenze in Cisgiordania
Nella “West Bank” sono presenti decine di colonie, ovvero territori illegalmente occupati da israeliani, che si sono moltiplicate dal 1967 ad oggi. Sia il diritto internazionale che la maggior parte degli Stati condannano da anni l’occupazione, ma inutilmente. Israele contesta ogni accusa citando legami storici e biblici con il territorio. Il rapporto tra gli abitanti palestinesi e i coloni israeliani è sempre stato molto teso e caratterizzato da sporadiche ondate di violenza in occasione di ogni allargamento dei territori occupati.
Dal 7 ottobre scorso, le aggressioni da parte di coloni estremisti contro civili palestinesi sono aumentate notevolmente. Secondo Al Jazeera le vittime dall’operazione Al Aqsa Flood ad oggi sono oltre un centinaio, attribuibili non solo agli interventi delle Israeli Defence Forces ma anche alle aggressioni di coloni estremisti armati. “Già durante la recente visita in Israele, il segretario Blinken ha sottolineato che i funzionari israeliani devono fare di più per fermare la violenza estremista contro i palestinesi e accertare le responsabilità dei colpevoli”, ha affermato il portavoce del Dipartimento di Stato Matthew Miller durante la conferenza stampa che ha seguito l’annuncio delle sanzioni. Pare che giovedì scorso infatti il capo della diplomazia di Washington avesse già avvisato il premier israeliano Benjamin Netanyahu dell’intenzione di sospendere i visti dei coloni.
La lista dei soggetti alle sanzioni rimane segreta
La nota diffusa dal Segretario di Stato non specifica quante persone saranno colpite dalle restrizioni sui visti, che si applicheranno anche ai parenti dei responsabili. Le prime interdizioni sono state applicate ieri, ma il portavoce Miller ha comunicato che nei prossimi giorni sono previste ulteriori designazioni.
“Prevediamo che alla fine questa misura colpirà dozzine di individui più le relative famiglie” ha affermato Miller. Ha poi aggiunto che i cittadini israeliani in possesso di un visto statunitense che verranno ritenuti responsabili di episodi violenti saranno presto informati della revoca del permesso. Il portavoce ha specificato che il governo non pubblicherà i nomi dei coloni israeliani contro i quali imporrà il divieto d’ingresso.
Coloro i quali verranno inseriti in questa “lista nera” sapranno di non poter accedere alla documentazione per entrare negli Stati Uniti solo quando richiederanno un’autorizzazione di viaggio. Di recente, Israele ha aderito al programma di esenzione dal visto: fino a ieri, i cittadini dello Stato ebraico potevano accedere ad un processo semplificato. Era quindi sufficiente richiedere un’autorizzazione ESTA (Electronic System for Travel Authorization) per entrare negli Stati Uniti pochi giorni prima del viaggio. La decisione delle autorità statunitensi di non pubblicare la lista degli individui interessati dalle sanzioni potrebbe servire da deterrente contro chi intende partecipare alle violenze in Cisgiordania.
Le responsabilità su entrambi i fronti
Nella nota, il segretario Blinken ha evidenziato che spetta anche all’Autorità Palestinese fare “di più per prevenire gli attacchi palestinesi contro gli israeliani”. “Sia Israele che l’Autorità Palestinese hanno la responsabilità di mantenere la stabilità in Cisgiordania”, ha concluso Blinken. Il portavoce Miller ha poi precisato che la decisione di Washington “non elimina la necessità che il governo di Israele intraprenda le proprie azioni e continueremo a essere chiari con loro al riguardo”.
Dal fronte israeliano, il ministro della Difesa Yoav Gallant ha affermato in una conferenza stampa tenuta ieri che nessuno oltre alle autorità israeliane ha il diritto di usare la violenza. “Israele è uno stato di diritto. Il diritto di usare la violenza appartiene solo a coloro che sono autorizzati a farlo dal governo”, ha dichiarato.