La guerra di Gaza vista da Iran e Qatar
Il ministro degli Esteri iraniano, Hossein Amir Abdollahian, si è confrontato ieri telefonicamente con l’omologo qatariota Mohammed Bin Abdulrahman Al Thani. Fin qui, nulla di particolarmente eccezionale visti i contatti continui che in questi giorni intercorrono tra le cancellerie (non solo) mediorientali. Inevitabile che la crisi di Gaza tenga banco in tutta l’area MENA, considerate le ripercussioni esiziali che deriverebbero da un’escalation del conflitto.
Una frase, però, di Abdollahian è stata rilanciata dai media internazionali, facendo sudare freddo chiunque abbia a cuore la causa della pace. Il titolare degli esteri di Teheran, infatti, avrebbe esternato all’interlocutore la seguente riflessione: “A causa dell’aumento dell’intensità della guerra contro i residenti civili di Gaza, l’espansione della portata della guerra è diventata inevitabile”. Tale affermazione è poi stata ripresa dalla statale Press TV, evidenziando quanto il rischio di conflagrazione generale abbia da molto superato il livello di guardia. L’ennesimo capitolo del dramma israelo-palestinese non può lasciare indifferenti, certo, ma una sua estensione anche ai pesi massimi della regione sarebbe una catastrofe.
Appena ieri Israele ha fatto irruzione nel quartiere generale di Hamas, a Gaza City, uccidendo una 50ina di miliziani. Proprio in Qatar il Mossad e la Cia sono arrivati per trattare la liberazione degli ostaggi. David Barnea e Bill Burns, a capo delle rispettive organizzazioni, dovrebbero incontrare presto il loro collega dei servizi segreti libanesi, Abbas Ibrahim. Il Qatar, dunque, riveste un ruolo tutt’altro che secondario nella crisi attuale.
Sia Doha che Teheran condannano la reazione di Gerusalemme agli attacchi del 7 ottobre. L’Iran, però, per ragioni storiche guida il fronte anti-israeliano, disponendo di numerosi attori di prossimità tra Libano, Siria e Iraq. Superfluo sottolineare come uno scontro aperto tra Israele ed Iran rappresenterebbe uno scenario apocalittico. Contrastare la cupio dissolvi che sta caratterizzando il frangente attuale rappresenta quindi un dovere di tutta la comunità internazionale. Altrimenti “l’allargamento del conflitto” paventato da Abdollahian diventerebbe presto una tragica realtà.
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