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Home Editoriale

Il Papa è Trump e le corna sono di Silvio

Trump e Berlusconi uniti da un insolito destino: lo scontro continuo con la stampa e la manipolazione delle loro battute estrapolate da discorsi più seri.

Enza Michienzi by Enza Michienzi
Maggio 4, 2025
in Editoriale, Ultimissime
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Trump Berlusconi
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Una foto virale di Trump vestito da Pontefice e un vecchio gesto di Berlusconi nella foto ufficiale del vertice dei Ministri degli Esteri europei del 2002: due provocazioni diverse, stessa reazione della sinistra. Ma chi voleva ridicolizzarli ha finito per rafforzarli. È successo cosi con il Cavaliere, e succede cosi oggi con il tycoon. Ma la stampa avversa va avanti puntando sui social e sui lettori del “solo titolo”.

La storia si ripete, il protagonista questa volta, ancora una volta è il Presidente degli Stati Uniti che nel suo linguaggio “non ufficiale”, ricorda tanto Berlusconi e il suo senso dell’umorismo senza freni.

In queste ore, i social sono stati invasi da un’immagine surreale ma potentissima: Donald Trump vestito da Papa, seduto su un trono dorato, sguardo solenne e croce al petto. L’immagine, generata da intelligenza artificiale, ha rapidamente fatto il giro del mondo, rilanciata da utenti comuni ma anche, e soprattutto, da molti media che non si sono fatti scappare l’occasione di usarla per ironizzare sulla “megalomania” dell’ex presidente.

Battage mediatico

Il battage mediatico nasce da una battuta che Trump ha fatto durante un incontro con i giornalisti nel giardino della Casa Bianca, dicendo testualmente” “Diventare Papa? Sì, decisamente in cima alla mia lista!” E giu tutti a ridere,perche era chiaramente una battuta di spirito.

Nonostante la consapevolezza dei presenti, è partito il delirio mediatico, perché come spesso accade nel caso di Trump, ciò che nasce come satira si trasforma in una notizia da prima pagina, evitando di raccontare i dettagli, ovvero la risata generale seguita alla frase estrapolata da un discorso più serio, il Conclave.

Ancora una volta, leggendo i giornali non ci può non venire in mente una figura italiana a lui affine per carisma, stile comunicativo e rapporto conflittuale con la stampa: Silvio Berlusconi.

Il Berlusca che raccontava barzellette, spiato dal buco della serratura per sbatterlo in prima pagina e fino alla prigione.

  • Trump-Berlusconi, le similitudini
  • L’effetto
  • Trump-Berlusconi e la stampa
  • Dalla satira ai tribunali

Trump-Berlusconi, le similitudini

Trump e Berlusconi hanno in comune più di quanto si pensi. Entrambi outsider della politica tradizionale, imprenditori miliardari, padroni assoluti del loro brand personale, hanno costruito la loro ascesa anche grazie a un uso spregiudicato dell’ironia, della provocazione e di un linguaggio “non convenzionale”. Ma soprattutto, entrambi hanno saputo trasformare ogni attacco mediatico in un’occasione per rafforzare il legame con la propria base. Difatti Trump stesso ha pubblicato sul suo social Truth la foto vestito da Papa, perchè – affermano i fan- “L’autoironismo non è di tutti”.

L’effetto

Il caso della foto da Papa rientra esattamente in questa dinamica. I media che l’hanno rilanciata volevano ridicolizzare l’ego di Trump, ma l’effetto è stato inverso: tra i suoi sostenitori, l’immagine è diventata iconica, quasi un simbolo di rivendicazione. Trump stesso ha commentato con una delle sue solite battute ambigue: “Se anche il Papa mi invidia, non posso farci niente”. I giornali liberal si sono affrettati a definirla una “scivolata”, una prova della sua vanità. Ma per molti elettori repubblicani, quella frase è stata solo l’ennesima dimostrazione del suo spirito da combattente.

Trump-Berlusconi e la stampa

Lo stesso schema si è visto in Italia, con Berlusconi protagonista di episodi passati alla storia nonostante (o proprio grazie)  alla loro leggerezza. Indimenticabile, ad esempio, la scena immortalata al vertice UE del 2002, quando l’allora Premier italiano fece le “corna” con le dita durante una foto ufficiale. L’immagine fece il giro del mondo, scatenando l’indignazione dei media internazionali, che lo accusarono di mancanza di rispetto istituzionale. Ma in Italia, la gaffe venne accolta con una risata da parte di molti elettori, rafforzando l’idea di Berlusconi come “uno di noi”, capace di sfidare la rigidità della politica internazionale con un gesto da bar.

In entrambi i casi, il meccanismo è lo stesso: un certo tipo di stampa, convinta di smascherare l’arroganza del potente, finisce per offrire una piattaforma a chi sa trasformare ogni attacco in propaganda. La realtà è che battute e provocazioni – per quanto discutibili – fanno parte integrante della loro strategia comunicativa. E ogni volta che vengono rilanciate fuori contesto, diventano strumenti di mobilitazione, non di discredito.

Senza scomodare il Codice deontologico della professione, credo fermamente che ogni giornalista dovrebbe riportare la notizia oggettiva, per poi eventualmente commentarla secondo il proprio credo.

Dalla satira ai tribunali

L’immagine di Trump vestito da Papa, quindi, non è solo una curiosità virale. È l’ennesimo episodio di una lunga saga dove il confine tra satira, propaganda e manipolazione si fa sempre più sottile. E dove, come accadde per Berlusconi, più si cerca di ridicolizzarlo, più lo si rafforza.. e allora poi si passa ad altri mezzi piu forti, forse più efficaci, attuati in ambienti che si chiamano Corte – o come desiderate – tribunale.

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