Come consuetudine con la fine dell’anno si fanno bilanci e ci si prepara al nuovo con i soliti buoni propositi. Un esercizio sterile per molti perché, scattata la mezzanotte, con le prime luci del mattino riprendono da dove hanno finito, quindi per loro, come diceva il Sommo Vate “…guarda e passa”.
Auguri, brindisi, feste, mettiamoci qualcosa in più in questo nuovo anno. Facciamo del 2023 un anno di fair play, il “gioco corretto” – così come hanno insegnato gli inglesi. Il gioco di squadra dove ognuno fa la sua parte con determinazione, mettendo in campo gentilezza, garbo, rispetto per l’avversario, solidarietà e attenzione al prossimo. Ma davvero può continuare a valere un solo giorno all’anno la solidarietà ai bisognosi, ai malati, ai diversamente abili, ai senzatetto, ai poveri, agli anziani abbandonati? Non so a voi ma a me sembra un modo per “lavarsi la coscienza”. Vogliamo fare che nel 2023 nessuno si giri dall’altra parte davanti ad episodi di violenza, di abbandono, di bullismo o davanti a situazioni pericolose per chi non ha gli strumenti per difendersi? Vogliamo fare del fair play il nostro stile di vita, guardando oltre la porta di casa nostra? Si facciamolo! Mettiamo insieme l’impegno di ognuno, e della scuola e della famiglia dove insegnare ad analizzare le informazioni che ci arrivano, a riconoscere i fattori che ci influenzano e che ci indirizzano.
Un nuovo anno in cui ci poniamo in maniera critica di fronte a chi intende, attraverso i media, “educarci” al pensiero unico e a metterci in fila, fino all’appiattimento emotivo. Andiamo oltre. “L’indirizzamento” ci arriva ogni giorno dai grandi giornali, dai media in generale e dai social. I titoli da prima pagina sono monotematici, una evidenza che si può riscontrare in ogni rassegna stampa. Si chiama “distrazione di massa’ ed è molto evidente. Guai ad uscire dal coro, il rispetto della dialettica tra fronti opposti oramai appartiene al passato.
Da mesi, per esempio, l’attenzione dell’informazione internazionale è puntata esclusivamente sulla guerra in Ucraina, ma mi chiedo perché non hanno la stessa visibilità la guerra in Nigeria, nello Yemen, in Siria, in Etiopia. Mi chiedo perché è ignorato il dramma dei popoli del sud America che scappano da governi sanguinari e migrano verso gli Stati Uniti, percorrendo centinaia di chilometri a piedi. Perché vige il silenzio sulla tragedia che si sta consumando in Afghanistan? Eppure i talebani hanno cancellato la carta dei diritti umani, massacrano gli oppositori e le donne sono relegate nuovamente all’ultimo gradino della scala sociale. E poi il dramma del Perù, del Nicaragua, della Libia e perché no della Cina, dove Amnesty International ha raccolto prove schiaccianti contro il governo per gravi violazioni dei diritti umani( ma noi continuiamo a fare affari con loro). Poniamoci domande e viviamo il nuovo anno nella consapevolezza che possiamo decidere noi e non gli altri quale futuro vogliamo. Chiediamoci se siamo disposti a esportare la democrazia e a far valer i diritti umani e poi ci giriamo dall’altra parte se il sangue scorre dove non scorre il petrolio.
Questi cattivi, vestiti da buoni, fanno affari sulla nostra pelle e ci fanno sentire anche fortunati. Su questo dovremo riflettere e augurarci un tempo nuovo. Un nuovo anno, di fair play e pensiero critico, in cui ognuno può fare la differenza.
Buon 2023 a tutti!
Enza Michienzi