We are hiring, questo è il cartello esposto sulle vetrine di milioni di esercizi commerciali americani che cercano disperatamente manodopera.
Un fenomeno che si sta verificando in tutti gli Stati Uniti d’America nel post pandemia. La carenza di lavoratori oramai è una emergenza nazionale che colpisce soprattutto i settori del piccolo commercio, la hospitality e la ristorazione. Un allarme sollevato dagli imprenditori che lamentano gravi difficoltà nella gestione della propria azienda. “Tantissima gente preferisce rimanere a casa piuttosto che ritornare al lavoro, e questo è grazie ai sussidi federali” ha detto un ristoratore di Miami Beach, che da mesi inutilmente cerca personale per il proprio ristorante.
All’emergenza, hanno risposto 26 Governatori, che dopo aver verificato quanto sta accadendo, posti di lavoro disponibili ma nessuna richiesta, hanno deciso di dare lo stop al programma di sostegno economico federale, che consente – a chi ha perso il lavoro – di ricevere oltre alla disoccupazione un bonus di 300 dollari a settimana.
La scadenza dei bonus federali
I primi Stati che hanno cancellato il bonus sono stati, la settimana scorsa, Alaska, Lowa, Mississipi e Missuri.
Dal 19 giugno, perderanno il sostegno economico federale i disoccupati di: Alabama, Idaho, Indiana, Nebraska, New Hampshire, Dakota del Nord, West Virginia, Wyoming.
Dal 26 giugno: Arkansas, Florida, Georgia, Ohio, Carolina del Sud, Dakota del Sud, Texas, Utah.
Dal 27 giugno: Montana,Oklahoma
Dal 3 luglio: Maryland, Tennessee
Dal 10 luglio: Arizona.
Dal 31 luglio: Louisiana
Alcuni di questi Stati, tra cui Arizona, Montana, New Hampshire e Oklahon, offrono un incentivo di duemila dollari a chi trova un nuovo lavoro.
Sono circa 4 milioni i disoccupati che perderanno il bonus federale prima della scadenza del 6 settembre prossimo. Data ultima, fissata dal Presidente Joe Biden.
Le cause
La carenza di manodopera – un fenomeno mai visto negli Stati Uniti negli ultimi 50 anni – ha aperto un vivace dibattito tra due scuole di pensiero, contrapposte.
Da una parte, c’è chi sostiene che la congrua indennità di disoccupazione, legata alla pandemia, scoraggia i lavoratori ad accettare un nuovo lavoro, e molti lo farebbero anche in maniera fraudolenta.
Dall’altra, c’è chi giustifica tale scelta, imputando la causa a paghe misere e sfruttamento.
Torna in auge, di fatto, uno dei temi caldi della campagna elettorale presidenziale, su cui ha fatto leva il partito democratico: l’aumento del Federal Minimum Wage a 15 dollari l’ora e un minimo di 600 dollari settimanale. Negli Stati Uniti attualmente il pagamento base per ogni ora di lavoro varia da Stato a Stato e va da un minimo di 7.25 dollari ad un massimo di 14 dollari in New York.
Casa Bianca e gli Stati che tagliano il bonus federale
La Casa Bianca non ha osteggiato la decisione dei 25 governatori di tagliare il bonus di 300 dollari settimanali, “ Gli Stati sono liberi di prendere decisioni in tal senso, pertanto il governo federale non interverrà” hanno fatto sapere i funzionari federali. Rimane però ferma la decisone del presidente Joe Biden di estendere il bonus fino al Labor Day, il 6 settembre, ”Un termine ragionevole per la scadenza del bonus”.
L’inquilino della Casa Bianca nel suo intervento sull’economia, illese scorso, si è rivolto al popolo dei disoccupati appellandosi alla loro responsabilità “Bisogna essere in grado, pronti e disposti ad accettare un lavoro adeguato”.
La percentuale di disoccupazione di lunga durata, negli stati Uniti è scesa al 5.8 % con 2 milioni di nuovi posti di lavoro.
Il controverso tema del lavoro, oggi piu che mai, vede attivo ancora una volta nel Senato il “partito trasversale’, ovvero quei senatori democratici che sostengono la tesi repubblicana di sospendere definitivamente i benefit federali per far ripartire l’economia e la crescita del Paese.
Una situazione paradossale e incomprensibile per chi vive in Paesi, dove milioni di aziende hanno chiuso a causa della pandemia e lasciato in strada altrettanti lavoratori che disperatamente cercano una nuova occupazione.