Non c’è dubbio che il 6 gennaio 2021 sarà certamente una data da ricordare per l’America. Non solo pei i ballottaggi in Georgia che assegneranno le due poltrone residue al Senato che possono condizionare le modalità di governo del presidente eletto Biden, ma anche per la plenaria del Congresso che dovrebbe confermare ufficialmente la vittoria del candidato Democratico Joe Biden alla presidenza degli Usa per i prossimi 4 anni ratificando la conta formale dei voti dei Grandi Elettori (306 per Biden e 232 per Trump). Una questione formale sembra, anche se una dozzina di senatori, guidati dall’ex aspirante alla nomination Ted Cruz, e decine di deputati repubblicani intendono contestare i voti nei sei Stati più contesi, quelli dove Trump ha invano presentato ricorsi, tutti respinti fino alla Corte Suprema: Wisconsin, Michigan, Pennsylvania, Georgia, Arizona, Nevada. La speranza di prevalere è tuttavia molto scarsa tanto che lo stesso Vice Presidente Mike Pence, ha dichiarato di non avere il potere di rovesciare il risultato delle elezioni.
I ballottaggi in Georgia si sono conclusi con un sostanziale testa a testa serratissimo, che innescherà certamente nuove polemiche e denunce di brogli. Si perché sembra l’abbiano spuntata d’un soffio entrambi i candidati democratici: il reverendo Raphael Warnock, che predica nella chiesa di Martin Luther King, e il giornalista Jon Ossoff .
Ma non è ancora finita perché restano da contare i voti militari e i cosiddetti voti “provisional” ovvero quelli depositati ma con situazioni da sanare, mancanza di documento valido o altro. Stiamo parlando di poche decine di migliaia di voti ma la differenza tra i candidati è talmente esigua che anche pochi voti possono fare la differenza. Ricordiamo infatti che Joe Biden, qui vinse le presidenziali il 3 novembre con meno di 12 mila voti di margine.
Se i due senatori Dem la spunteranno al Senato saranno 50 i senatori Repubblicani e 50 quelli Democratici ma Biden potrà governare con l’appoggio di tutto il Congresso perché avrà la maggioranza sia alla Camera che al Senato. Con 50 seggi pari in Senato, infatti, il voto decisivo dovrà essere apposto dal presidente del Senato, cioè il vice-presidente degli Stati Uniti, Kamala Harris
Trump naturalmente non ci sta e si prepara a scendere in piazza. Centinaia di suoi fans hanno cominciato a radunarsi a Washington fin da qualche giorno, in preparazione della manifestazione di oggi promossa dal magnate. Oggi alle 11.00 infatti Trump si rivolgerà all’Ellipse, il parco a sud della Casa Bianca, al raduno ‘Save America’, la manifestazione di protesta contro quelle che continua a definire elezioni fraudolente.
E’ bastato una sorta di “richiamo alle armi” via twitter da parte del presidente Trump per mobilitare migliaia di irriducibili “tifosi” trumpiani che sono partiti da ogni parte d’America per essere presenti all’appuntamento. Una vera dimostrazione di forza, non c’è dubbio.
E la rete ha fatto il resto; moltissimi gruppi hanno contribuito a rilanciare l’appello del Presidente. Tutti i gruppi che 4 anni fa hanno contribuito al risultato favorevole per Trump e che oggi hanno invece sperato di poter sovvertire il risultato.
Tra gli altri: il “wildprotest.com”, protesta selvaggia, che con l’hastag “#StopTheSteal”, fermiamo il furto elettorale, ha esortato a partecipare dicendo, a caratteri cubitali, che “il presidente Trump ti vuole il 6 gennaio a Washington”.
Il National Park Service ha ricevuto la richiesta di autorizzazione a manifestare da molti gruppi: le Women for America First, associazione di donne pro Trump ha chiesto l’autorizzazione per 5mila persone, la Eighty Percent Coalition, che prevede 10mila persone al suo “Rally to Save America.” Ed ancora la marcia della “The Silent Majority”, la maggioranza silenziosa che intende sfilare fin sotto Capitol Hill e molti altri.
A preoccupare le forze dell’ordine cittadine il fatto che all’appello hanno risposto in forza anche gruppi ed esponenti delle milizie di estrema destra come i Proud Boys. Un giudice ha infatti ieri bandito dalla capitale federale Enrique Tarrio, 36 anni, leader dei ‘Proud Boys’.
Nelle strade di Washington sono già stati dispiegati 340 militari della Guardia Nazionale che affiancano la Metropolitan Police nel tentativo di mantenere l’ordine: molte strade sono già state bloccate con mezzi pesanti e i controlli sono stringenti.
Molti ristoranti, uffici ed altri edifici del centro di Washington si stanno già preparando ed hanno messo su vetrine e vetrate le assi di legno, come era successo per le manifestazioni del Black Lives Matter la scorsa estate.
I candidati Senatori in Georgia
Come detto sembra che nei ballottaggi per il Senato in Georgia, prevalgano il reverendo Raphael Warnock, che predica ad Atlanta nella chiesa di Martin Luther King, e il giornalista documentarista Jon Ossoff. Se fosse questo il risultato, i due candidati Dem estrometterebbero dal Senato i repubblicani uscenti Kelly Loeffler, la senatrice più ricca dell’Unione, e David Perdue, un milionario che fa soldi giocando in borsa. Era dal 2005 che la Georgia non aveva un senatore democratico.
Warnock, 51 anni, il primo senatore nero della Georgia, è un esponente di quella ‘sinistra religiosa’ che sta acquisendo peso negli Stati Uniti, contrapponendosi al fondamentalismo religioso di destra degli evangelici. Ossoff, 33 anni, è visto come un astro nascente del partito democratico.