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Home Economia

Superbonus, cosa cambia con il nuovo governo

La stretta del governo ai crediti fiscali anima il dibattito pubblico italiano. Ieri si è svolto l’incontro a Palazzo Chigi con i rappresentanti di Ance. Superbonus, cosa cambia nel 2023.

Redazione by Redazione
Febbraio 21, 2023
in Economia, Politica, Ultimissime
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Superbonus, cosa cambia
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Nodo Superbonus, cosa cambia con il governo Meloni

Aveva fatto discutere il video condiviso nei giorni scorsi da Giorgia Meloni, in cui la presidente del Consiglio criticava duramente lo strumento del Superbonus. Secondo l’inquilino di Palazzo Chigi alcune falle avrebbero infatti rischiato di portare al collasso le finanze pubbliche. Due le critiche principali a questo strumento: la percentuale fissata inizialmente (110%), che deresponsabilizzava i committenti visto che a pagare c’avrebbe pensato poi lo Stato (con la conseguente lievitazione del prezzo dei materiali), e la cessione multipla dei crediti, con diversi casi di truffa (9 miliardi secondo Giorgia Meloni). Il Superbonus, ha ammonito Meloni, sarebbe costato 2.000 euro ad ogni italiano, compresi coloro che non possiedono una casa. Resta dunque al centro del dibattito pubblico il Superbonus: cosa cambia nell’approccio del governo è emerso nel decreto approvato nei giorni scorsi. L’esecutivo ha infatti imposto il blocco delle cessioni e dello sconto in fattura, vietando inoltre alla P.A. di acquisire a sua volta i crediti. Il decreto non riguarda i lavori per cui è già stata presentata la Comunicazione d’Inizio Lavori Asseverata ma “solo” per il futuro, intervenendo in maniera molto significativa nello strategico comparto dell’edilizia.

Come il Superbonus ha guidato la ripresa italiana

In realtà la situazione appare molto più complessa, come evidenziato ieri dall’incontro a Palazzo Chigi con i rappresentanti di Ance. La presidente Federica Brancaccio ha difeso lo strumento del Superbonus, ricordando gli effetti positivi della misura. I dati elaborati dalla stessa Associazione Nazionale Costruttori Edili parlano chiaro. Sarebbero oltre 250.000 i posti di lavoro nell’edilizia creati nell’ultimo biennio, 170.000 dei quali imputabili proprio ai crediti fiscali.


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L’edilizia ha non a caso rappresentato un terzo della crescita del Pil nel 2021, rilanciando un settore allo stremo sin dal 2008 e messo quasi definitivamente K.O. dalla pandemia. L’eredità del Superbonus va dunque valutata nel suo complesso, non ultimo pensando ai passi in avanti fatti in termini di risparmio energetico (tema ancor più strategico dopo il divorzio euro-russo) e di messa in sicurezza degli edifici.

Superbonus, cosa cambia dopo l’incontro tra governo e Ance

Necessario dunque un punto d’incontro tra governo e imprese. Come evidenziato dal ministro Giorgetti i crediti fiscali derivanti dall’utilizzo del Superbonus ammontano a 110 miliardi di euro. Circa 19 miliardi sono ancora in mano alle imprese, senza che queste riescano più a farli accettare dagli istituti finanziari. Si rischia così di perpetuare una bolla finanziaria, pericolosa per la tenuta del sistema. L’incontro di ieri ha permesso di giungere a un primo risultato utile per tutti gli attori coinvolti. Il governo ha infatti aperto all’utilizzo degli F24 per le compensazioni dei crediti con le banche, come proposto da Ance e Abi.

I rappresentanti dei costruttori sono dunque usciti soddisfatti dall’incontro, come dichiarato dalla stessa Brancaccio: “Siamo soddisfatti, abbiamo trovato apertura e grande consapevolezza da parte del governo che vanno sbloccati i crediti pregressi”. Sempre la presidente dell’Ance ha chiesto di prendere misure in tempi rapidi, visto il cerino pericolosissimo rimasto in mano a molte imprese. Si sta inoltre ragionando sulla possibilità di far rimanere lo sconto in fattura per quelle fasce di reddito che non possono beneficiare in pieno degli sgravi fiscali. Un altro incontro del governo, questa volta con Abi, Cdp e Sace non ha invece ottenuto risultati apprezzabili, per i quali occorrerà diverso tempo.

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Tags: #superbonusnuoveregole
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