L’Italia non ci sta allo stop UE a benzina e diesel: rinviata la decisione
Si sarebbe dovuto tenere oggi il Coreper, la riunione preparatoria del Consiglio europeo in cui intervengono gli ambasciatori dei diversi Stati membri. Il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, in precedenza aveva evidenziato la contrarietà dell’Italia allo stop Ue a benzina e diesel per le nuove auto immatricolate a partire dal 2035.
Secondo il ministro, un’accelerazione così brusca presenterebbe costi sociali e industriali enormi, favorendo al contempo solamente le classi sociali agiate. La transizione ecologica, questo è il rischio, diventerebbe esclusivo appannaggio delle fasce più abbienti, mentre la maggioranza della popolazione si vedrebbe negati diritti fondamentali. Quella per una transizione ecologica che rispetti la classe media è una battaglia molto sentita dal governo e determinante sarà capire quali Paesi si schiereranno a fianco dell’Italia da qui al Consiglio europeo del 7 marzo.
Lo stop necessita del voto di almeno 15 Paesi, rappresentanti il 65% degli europei
Il Coreper è dunque slittato a venerdì, per consentire di appianare le divergenze tra gli Stati membri. Il voto finale è invece previsto per la settimana prossima, ossia martedì 7 marzo. Per approvare il regolamento che vieta l’immatricolazione di veicoli a benzina e diesel a partire dal 2035 occorre il voto di almeno 15 Paesi su 27. Essi, tuttavia, devono rappresentare il 65% della popolazione complessiva dell’Unione. Per questo saranno determinanti le scelte di Bulgaria, Germania e Polonia, tutte non pienamente convinte del regolamento in questione.
Qualora anche Berlino, Sofia e Varsavia si opponessero si arenerebbe il regolamento, previsto quest’ultimo all’interno del più vasto programma Fit for 55 (un pacchetto di misure volto a ridurre del 55% le emissioni entro il 2035, e del 100% da qui al 2050). Lo stop UE a benzina e diesel era passato al Parlamento Europeo il 14 febbraio, con 340 voti favorevoli, 279 contrari e 21 astenuti. Come detto, tuttavia, occorre rispettare la maggioranza qualificata del 65%, proprio quella adesso in bilico. Non resta che attendere le mosse dei vari Paesi, nella speranza che la riduzione delle emissioni inquinanti (obiettivo nobile) non avvenga senza tenere conto del senso della misura e delle esigenze di tutta la popolazione.
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