G7: c’è l’accordo ed i giganti della digital economy pagheranno più tasse.

Gli Stati Uniti contro i grandi colossi delle multinazionali. Un nuovo sistema di tassazione per combattere l’iniquità prodotta dalla globalizzazione.

I ministri delle Finanze riuniti a Londra in occasione del G7 hanno raggiunto un accordo storico relativo alla tassazione minima a livello globale delle multinazionali, ponendo le fondamenta per una ristrutturazione del sistema globale di tassazione ( Global Minimum Tax)

L’accordo prevede una tassazione globale sulle aziende multinazionali suddivisa in una imposta minima con aliquota al 15% ed in più il 20% dei profitti delle grandi compagnie che eccedono il 10% di margine verrà allocato ai Paesi dove i guadagni vengono realizzati e li tassati.

Dunque, a ben vedere, una decisione che vuole porre fine anche alla consueta pratica delle grandi aziende che dichiarano i profitti nei paradisi fiscali e che andrà a colpire  i colossi del settore tecnologico, come Amazon, Microsoft , Google ed ancora Facebook che per loro natura non necessitano di un luogo fisico per produrre le loro attività.

L’approvazione del G7 rappresenta un passo fondamentale ma ancora non definitivo, seppure direttto a trovare una intesa con l’OCSE ( organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico)  che raduna ben 139 Paesi e che successivamente dovrà essere sancità nel corso del prossimo G20 di Venezia, quest’anno a presidenza italiana e che si svolgerà nel mese di luglio.

Sotto accusa gli effetti di una globalizzazione iniqua che ha concesso maggiori vantaggi in ambito fiscale alle grandi multinazionali soprattutto facenti parte della digital economy, penalizzando le piccole aziende ma anche le persone fisiche, costrette a dichiarare i reditti o le eredità ricevute in un Paese diverso da quello di residenza e seppure usufruendo degli sgravi fiscali, si trovano costretti a pagare.

L’accordo è stato fortemente voluto dagli Stati Uniti e più precisamente dalla segretaria al tesoro , Janet Yellen. Già nel mese di marzo la Yellen aveva inviato una proposta di 21 pagine ai paesi facenti parte del G20 ed una serie di tabelle e prospetti all’OCSE istituzione che dal 2013 dibatte per trovare una aliquota globale da applicare ai profitti di impresa.

Gli Stati Uniti, sin qua, non hanno potuto agire  contro le grandi aziende soprattutto tecnologiche, le quali hanno potuto beneficiare delle attuali normative della cosiddetta –  Digital Tax – sottraendo denaro alle casse Nazionali.

Dunque si dovrà attendere il prossimo luglio per rendere definitiva la Global minimum Tax ed è già possibile scorgere, nel prossimo futuro, lo scontro tra Europa e Stati Uniti per definire i tempi di attuazione.

Gli Stati Uniti hanno fretta e la prospettiva europea appare già troppo troppo lenta.

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