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Home Economia

Fisco, le nuove linee guida del governo. Verso l’Irpef a tre scaglioni

Il Consiglio dei Ministri approva la legge delega sul fisco. In attesa dei decreti attuativi che indicheranno le percentuali precise degli scaglioni Irpef, le linee guida varate oggi forniscono già qualche indicazione di massima. Meloni parla di “rivoluzione attesa da 50 anni”.

Marco Valerio Solia by Marco Valerio Solia
Marzo 17, 2023
in Economia, Politica, Ultimissime
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riforma del fisco
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La riforma del fisco entra nel vivo

Da sempre i temi fiscali rappresentano uno dei momenti salienti in cui valutare l’operato del governo in carica. Sia le categorie che si sceglie di privilegiare che la natura stessa degli interventi permettono infatti di analizzare la filosofia economica che sorregge i diversi esecutivi. Inevitabile che la manovra di Giorgia Meloni catalizzi un’attenzione particolare. Il ritorno del centrodestra al governo dopo un decennio, per di più a trazione FdI, fa dell’Italia un osservatorio privilegiato per capire quali ricette di politica economica verranno adottate.  Proprio la riforma del fisco è al centro della legge delega approvata ieri dal Consiglio dei Ministri, cui seguiranno i decreti attuativi per vedere con maggiore precisione in che modo cambierà il rapporto tra Stato e contribuenti.

Irpef a 3 scaglioni ed equità orizzontale

Il cambiamento più importante riguarda l’ulteriore riduzione degli scaglioni Irpef, che passano da 4 a 3, proseguendo quanto fatto dal governo Draghi, quando gli scaglioni erano ancora 5. Determinante sarà però capire nei prossimi mesi la tassazione prevista per le singole aliquote. Al momento si parla di accorpare i primi due scaglioni oggi esistenti (il primo arriva a 15.000 euro, il secondo a 28.000 euro, attualmente tassati del 23% e del 25%). L’intenzione del governo sembrerebbe quella di tassarli entrambi al 23%. Qualora si concretizzasse, rappresenterebbe un vantaggio ovviamente per i redditi tra i 15.000 e i 28.000 euro, ripercuotendosi però anche sugli scaglioni più alti. Le nuove aliquote diventeranno operative a partire dal prossimo anno.


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Cosa cambia per i pensionati

Nella legge delega è prevista inoltre l’equiparazione della no tax area tra lavoratori dipendenti (attualmente fissata a 8.174 euro) e pensionati (oggi a 8.500). I dipendenti, peraltro, godendo dei 100 euro di bonus (introdotto da Renzi e innalzato da Conte) sono sottoposti a una tassazione diversa rispetto ai pensionati. L’idea è quella di compensare questa differenza prevedendo analoghi interventi in favore dei pensionati. Un provvedimento, questo, che va nella direzione della cosiddetta “equità orizzontale”, ossia il principio per cui i redditi della medesima entità debbano essere sottoposti a uguale tassazione, senza fare differenze sulla loro natura.

Gli altri interventi

Con la legge delega il governo punta inoltre a riordinare il complesso capitolo delle “tax expenditures”. Oltre 600 voci che rendono il sistema farraginoso e da razionalizzare. Altri interventi vedranno la riduzione dell’Ires per le imprese che assumono e/o compiono investimenti, nonché la progressiva eliminazione dell’Irap. Nella legge delega è inoltre prevista l’introduzione del concordato preventivo biennale: esso permetterà ai piccoli contribuenti che beneficiano di redditi d’impresa o di lavoro autonomo di formalizzare con l’Agenzia delle Entrate un accordo per fissare, sulle base dei dati a disposizione di quest’ultima, l’imponibile da tassare per i successivi due anni. Non resta dunque che aspettare i decreti attuativi per valutare un cambiamento, che, comunque la si pensi, rivoluzionerà il fisco italiano. Per analisi più dettagliate, tuttavia, i dati a disposizione non sono ancora sufficienti. Intanto Giorgia Meloni parla di “una rivoluzione attesa da 50 anni”. I prossimi mesi diranno se siamo di fronte o meno a un nuovo patto tra Stato e contribuenti.

 

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