Frutta, verdure, pane fresco e insalate, sono i cinque prodotti che sempre più spesso finiscono nella spazzatura degli italiani, tra i cardini della Dieta Mediterranea. Un fenomeno inarrestabile, quello delle spreco alimentare, più marcato al Sud e al Centro rispetto al Nord, in aumento del 45,6% nel 2024. Ogni settimana, infatti, finiscono nel bidone dei rifiuti 683,3 grammi di cibo pro capite, rispetto ai 469,4 grammi rilevati nell’agosto 2023.
A rilevarlo è l’edizione 2024 del rapporto dell”Osservatorio internazionale Waste Watcher International, presentato ieri a Roma, in vista della 5^ Giornata Mondiale di Consapevolezza degli Sprechi e Perdite alimentari (29 settembre). La campagna pubblica Spreco Zero, oltre a fotografare il fenomeno in Italia, in vista del G7 Agricoltura, analizza le strategie messe in atto dai diversi Paesi. Secondo gli esperti a pesare sullo spreco alimentare sono anche le tante offerte che possono spingere ad acquisti oltre il necessario.
Il ministro dell’Agricoltura, Sovranità alimentare e Foreste, Francesco Lollobrigida “è interessante constatare – afferma in un messaggio inviato all’evento romano – come le offerte promozionali siano spesso collegate a un maggiore spreco alimentare, inducendo le persone ad acquistare più del necessario”. Al contrario, dice il titolare dell’Agricoltura “gli accordi tra i diversi soggetti della filiera, un più facile accesso a mercati e negozi di vicinato, indicazioni più chiare in etichetta sono alcuni dei fattori che possono contribuire in modo efficace a rendere più efficiente la gestione degli alimenti”.
Perché si spreca
Italia sprecona quindi, secondo il rapporto che indica una cattiva gestione della spesa familiare, ma che evidenzia anche un incremento dei consumi (per il 32% ci sono troppe offerte) e una domanda concentrata su cibi di qualità inferiore, influenzata da logiche low cost, indipendenti dal comportamento dei singoli. Secondo il 42% degli intervistati, frutta e verdura conservata nelle celle frigo una volta a casa va subito a male; il 37% li butta perché i cibi venduti sono già vecchi.
Il comportamento dei consumatori poi, secondo il rapporto, non aiuta: il 37% dimentica gli alimenti in frigorifero e nella dispensa, solo il 23% è disposto a programmare i pasti settimanali, mentre il 75% non si impegna per rielaborare gli avanzi per evitare di gettarli. Quello che però non manca è una buona disponibilità ad adottare comportamenti anti-spreco, con l’88% pronto a congelare i cibi, l’86% ad utilizzarli scaduti se ancora buoni, il 29% a conservarli cercando ricette creative, mentre il 43%, fa la lista della spesa.
Lo spreco alimentare nel mondo
La strategia del risparmio e conservazione del cibo, che accomuna i Paesi del G7, vede in testa gli USA con l’82% che dichiara di tenere sotto controllo dispensa, frigorifero e freezer. In Francia, invece, vige il ‘non si butta nulla’, dove è stato ridotto il 32% degli sprechi, con un pro-capite sotto quello italiano.
Dal punto di vista delle iniziative pubbliche, la Spagna con la Francia sono i Paesi che hanno messo in campo gli investimenti più importanti. In Giappone, a tenere sonno controllo gli sprechi ci pensano i prezzi molto elevati di frutta e verdura, considerati beni di lusso.
Nel Regno Unito il 45% delle famiglie fa la lista della spesa come strategia di acquisto.
La parola d’ordine in Germania è “organizzazione” con riduzione più marcata del 43%.
Una pratica, questa dello spreco di cibo che rappresenta “un tragico paradosso” se si considera che solo in Italia, rileva Coldiretti, “sono ben 3,1 milioni i cittadini costretti a chiedere aiuto per mangiare”.
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