L’IBS, International Boxing Association, ha promesso che Angela Carini riceverà un premio in denaro di 50mila dollari pari a 45mila euro. La cifra è l’equivalente di quello che avrebbe ottenuto in caso di oro olimpico. Il caso Carini continua a fare discutere.
La decisione è stata presa dal presidente dell’IBA, il russo Umar Kremlev: “Non riuscivo a guardare le sue lacrime, non sono indifferente a tali situazioni e posso assicurare che proteggeremo ogni pugile, non capisco perché uccidano la boxe femminile, solo le atlete idonee dovrebbero competere sul ring per motivi di sicurezza”.
Il dono equivalente all’oro olimpico
L’oro olimpico nella boxe frutta un premio di 100mila dollari, metà dei quali vanno al pugile e il resto viene diviso tra federazione nazionale e tecnici. L’International Boxing Association assegnerà un premio di 23mila euro (25mila dollari) alla Federazione Italiana – recentemente ha deciso di traghettare alla World Boxing e lasciare l’IBA – e la stessa cifra all’allenatore della pugile napoletana.
La sospensione dell’algerina Khelif
L’Iba è federazione non più riconosciuta dal Comitato Olimpico Internazionale e in passato aveva sospeso l’algerina Imane Khelif per elevati tassi di testosterone. Il Cio l’ha invece riammessa e Carini dopo 46 secondi dall’inizio del combattimento ha alzato il braccio per segnalare il ritiro. Successivamente Carini ha affermato che i colpi erano ‘troppi forti’. Sulla vicenda è intervenuta la politica italiana, il presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha avuto un colloquio col presidente del CIO Thomas Bach e infine, Carini, ha augurato a Imane di vincere le Olimpiadi aggiungendo, “in questa situazione io e lei non c’entriamo nulla”. Kremlev ha affermato che l’IBA sosterrà anche Sitora Turdibekova dell’Uzbekistan che ha perso contro Lin Yu-ting di Taipei che era stata dichiarata non idonea dall’IBA nel 2023.
La decisone del Cio spiegata dalla Pellegrini
L’algerina «è nata con un tasso di testosterone più alto della media ed è come le persone che hanno un ematocrito alto di natura, magari sfiorano il doping e allora l’unica regola possibile resta che quando rientrano nei parametri fissati dalla scienza possono competere». A dirlo, in un’intervista alla Stampa, è Federica Pellegrini, la piú grande nuotatrice italiana di tutti tempi, a Parigi alla sua prima Olimpiade fuori dall’acqua, come membro del Cio.
«Io – spiega La Divina – sono inclusiva sempre e a prescindere, nello sport però esiste la fisiologia ovvero il come ci presentiamo non il come siamo o come ci sentiamo ed esistono delle regole. Siamo tutti socialmente aperti e io sono felice se una persona trans decide di cambiare genere perché significa che ha trovato il proprio benessere, ma poi non credo che sia lecito vedere chi decide per una transizione da uomo o donna rientrare nella categoria sportiva femminile. I tempi di un effettivo cambio ormonale e di forza e di potenza sono troppo lunghi e non sono compatibili con la competizione. Per tropo tempo non ci sarebbe equità, ma Khelif non appartiene a questa categoria, ha sempre gareggiato. Non c’è tema di protesta».