Da ormai qualche mese, è come se fosse stato allestito un ideale ring. Ai due angoli Elon Musk, numero uno della Tesla, e il social network Twitter. Ogni volta che suona il dong, i due contendenti se le danno – sempre idealmente – di santa ragione. Twitter attacca, Musk contrattacca e viceversa. L’ultimo episodio di questa saga è avvenuto nei giorni scorsi.
Musk in nome del free speech
Ma andiamo per ordine. Ad aprile l’imprenditore sudafricano naturalizzato statunitense ha annunciato la volontà di acquisire Twitter. Le parti si sono sedute a un tavolo e hanno trovato un accordo sulla base di 44 miliardi di dollari. La decisione di Musk di investire nel celebre social network dell’uccellino blu risiede nel suo intento di renderlo un luogo virtuale dove regni il free speech, ovvero la libertà d’espressione, dove il politicamente corretto sia bandito e dove gli algoritmi siano più solleciti. La faccenda ha avuto una notevole rilevanza internazionale: Twitter, con i suoi oltre duecento milioni di utenti nel mondo e i suoi 65 milioni di messaggi al giorno, non ha gli stessi numeri di Facebook o Instagram ma è considerato il social network d’elite, prediletto da politici e intellettuali. La piattaforma virtuale è spesso terreno di duri scontri da cui non si è mai sottratto l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Fece scalpore quanto avvenne a suo discapito durante la campagna elettorale del 2020: i gestori del social network censurarono alcuni suoi messaggi considerandoli in violazione degli standard di Twitter sulla «esaltazione della violenza». Il profilo del tycoon fu persino eliminato nel gennaio 2021, a seguito dell’assalto a Capitol Hill. La disputa tra Twitter e Trump ha acceso il dibattito sulla libertà d’espressione ai tempi delle piattaforme virtuali che assumono posizioni dominanti in tema editoriale. È per questo che l’intento di Musk di rilanciare Twitter in nome del free speech ha suscitato una poderosa mole di interesse.
Il nodo degli account falsi
Sembrava tutto fatto, insomma. L’era di Musk a capo di Twitter era considerata questione di pochi giorni. E invece, a metà maggio, l’imprenditore d’origine sudafricana ha dichiarato di aver sospeso l’acquisizione. Il motivo? Voleva prima conoscere se la percentuale di account falsi fosse o meno inferiore del 5 per cento del totale. Per Musk la questione è dirimente: la volontà di garantire maggiore libertà di espressione agli utenti, deve infatti coniugarsi con una maggiore trasparenza. Di qui la sua attenzione ai cosiddetti account “bot”, generati da programmi automatizzati, talvolta con il compito di rilanciare contenuti non verificati e fin troppo aggressivi.
Il ritiro dell’offerta
Musk ha dunque atteso risposte da Twitter. Lo ha fatto fino all’inizio di luglio, quando ha deciso di ritirare la corposa offerta da 44 miliardi di dollari. Il social network «non ha rispettato gli obblighi contrattuali e non ha fornito le informazioni richieste», si legge nella missiva che il legale del patron di Tesla ha inviato all’ufficio legale di Twitter. La lettera denuncia che «in alcuni casi Twitter ha ignorato le richieste di Musk, in altri le ha respinte per motivi che ci sembrano ingiustificati e in altre occasioni ancora ha fornito informazioni incomplete o inutilizzabili». Subito dopo l’annuncio dell’entourage di Musk, le azioni di Twitter sono crollate in borsa del 9 per cento.
Twitter fa causa
La reazione dell’uccellino blu non si è fatta attendere. E il 20 luglio scorso ha ottenuto una significativa vittoria: un giudice statunitense della Chancery del Delaware, ha dato il via libera a un processo veloce contro l’imprenditore d’origine sudafricana per il suo rifiuto di acquisire la piattaforma online. Fissata anche la data: il 17 ottobre 2022, ben prima del febbraio 2023 chiesto dai legali di Musk. L’accusa nei confronti del magnate è di «tentato sabotaggio». Davanti alla corte del Delaware, i difensori legali di Twitter hanno affermato che Musk «sta facendo del suo meglio per denigrare» il social network e per «metterlo in pericolo nel tentativo di svincolarsi dal contratto che ha promesso di onorare». Seccata la risposta degli avvocati dell’imprenditore, secondo i quali la richiesta di Twitter di un processo breve stride con un caso che richiederebbe invece una «revisione e un’analisi forense di molti dati» sugli account falsi.
Musk contrattacca
Ma la guerra a colpi di atti giudiziari non è finita. Pochi giorni fa, secondo quanto riferito dall’agenzia Reuters, Musk avrebbe intentato una causa contro Twitter. I dettagli non sono stati ancora resi noti, ma secondo indiscrezioni Musk avrebbe mosso le stesse accuse che lo hanno spinto a ritirare l’offerta: la mancata trasparenza del social network sugli account falsi. C’è da aspettarsi, prossimamente, una nuova puntata di questo ideale match senza esclusione di colpi. Intanto i conti di Twitter versano in rosso: le perdite ammontano a 270 milioni di dollari su ricavi in calo dell’uno per cento. Gli analisti finanziari spiegano tale situazione anche con l’incertezza relativa all’acquisizione in sospeso da parte di Elon Musk.
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