Cristoforo Colombo più forte della cancel culture
Pochi personaggi storici ricoprono per gli italiani un’importanza paragonabile a quella di Cristoforo Colombo. Se poi si parla degli emigrati (o dei loro discendenti) negli Stati Uniti il legame diventa allora viscerale. Appena pochi giorni fa, il 12 ottobre, gli americani hanno festeggiato il Columbus Day, data dell’arrivo nel nuovo continente dell’esploratore genovese. Non stupisce dunque che una lettera di Cristoforo Colombo al re di Spagna sia stata venduta all’asta per 4 milioni di dollari.
La missiva è composta da otto pagine. Si tratta di una lettera a stampa, nota come “De insulis in mari Indico nuper inventis”. Di essa si conoscono 6 esemplari nel mondo, tutti in latino. La lettera in spagnolo non è ancora stata trovata: venne scritta a bordo della caravella Nina nel febbraio 1493, quando Cristoforo Colombo stava tornando nel continente europeo.
La lettera è stata messa all’asta dalla nota casa londinese Christie’s e proveniva da una collezione privata svizzera. L’acquirente, rimasto anonimo, ha pagato 3,9 milioni di euro, oltre ai diritti d’asta. Christie’s ha assicurato la veridicità del documento, accertandosi che non fosse stata ottenuta in modo illecito. Sospetti sempre legittimi in questi casi.
A luglio era tornato in Italia un altro esemplare trafugato negli anni Ottanta
A luglio era infatti tornato in Italia un altro esemplare della medesima lettera. Era stato trafugato dalla Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia negli anni ’80 ed era finita nelle mani di un collezionista di Dallas. Un’indagine iniziata nel 2012 ha permesso che il prezioso documento a stampa tornasse in Italia, proprio nel prestigioso ente culturale che la conservava prima del furto. Il collezionista aveva acquistato tale lettera per un milione e mezzo di dollari, non opponendosi alle forze dell’ordine una volta che queste gli avevano comunicato la provenienza illegale del documento.
Cristoforo Colombo, dunque, continua ad appassionare e ad attrarre tutte le persone di cultura. Un patrimonio storico da preservare e tramandare ai posteri, rispedendo al mittente tutti gli attacchi nefandi della cancel culture e della furia iconoclasta su statue e monumenti.
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