L’Italia intera continua a seguire con ansia le sorti di Ilaria Salis, la trentanovenne detenuta in Ungheria dall’11 febbraio del 2023. La docente elementare di Monza, definitasi “non anarchica, ma antifascista”, venne arrestata un anno fa dalle autorità del posto, con l’accusa di lesioni aggravate nei confronti di alcuni manifestanti di estrema destra.
La storia di Ilaria Salis
Nonostante una brillante carriera accademica, culminata con la laurea in Storia alla Statale di Milano, Ilaria è sempre stata molto impegnata in campo politico, figurando anche tra i fondatori del centro sociale Boccaccio di Monza.
Quando nell’inverno del 2023 partì alla volta di Budapest, non rivelò ai propri familiari lo scopo del viaggio, ovvero opporsi a dei manifestanti neonazisti che ogni anno si ritrovano in città per commemorare le gesta di un battaglione tedesco del 1945, oppostosi alla temibile Armata Rosa dell’Unione Sovietica.
L’accusa
L’accusa nei confronti della Salis, dunque, è quella di aver partecipato, con il volto coperto, agli scontri avvenuti durante l’evento. secondo l’accusa Ilaria avrebbe procurato lesioni gravi a due militanti dell’estrema destra. La trentanovenne, stando a quanto affermato dalle autorità ungheresi, sarebbe stata identificata grazie all’ausilio delle telecamere della videosorveglianza ed arrestata poco dopo, mentre era a bordo di un taxi. L’accusa, inoltre, le ha imputato di fare parte dell’organizzazione tedesca Hammerband, un collettivo di estrema sinistra.
Eppure, sembrerebbero esserci alcuni aspetti che continuano a non tornare. A quanto sembra, infatti, le persone colpite non avrebbero nemmeno sporto denuncia, sebbene le ferite da loro riportate siano state definite come “possibilmente letali”. Gli avvocati della Salis, inoltre, non hanno ancora avuto la possibilità di visionare le immagini riprese dalle videocamere, le stesse usate dalle autorità ungheresi per incriminare la docente di Monza.
Il processo e il carcere duro
Il processo della Salis è iniziato quasi un anno dopo il suo arresto, più precisamente il 29 gennaio 2024, il giorno in cui le immagini della donna con le mani ed i piedi incatenati hanno fatto il giro del mondo, destando parecchio scalpore soprattutto in tutto l’Occidente.
Di fronte ai giudici, Ilaria ha dichiarato di essere innocente, rinunciando al patteggiamento. Per lei, la procura ungherese chiede 11 anni di carcere. “Sono trattata come una bestia al guinzaglio, da mesi sono tormentata dalle punture delle cimici nel letto”, ha dichiarato la trentanovenne di Monza, visibilmente provata dal lungo ed estenuante periodo di detenzione.
“Per i primi otto giorni non aveva nemmeno il necessario per lavarsi”, ha invece spiegato Gianluca Tizi, portavoce del “Comitato Liberiamo Ilaria Salis”, “aveva le mestruazioni ma non aveva gli assorbenti e nemmeno la carta igienica. Poi è stata messa in cella con un’altra detenuta ungherese che per pietà l’ha aiutata. Stiamo parlando di qualcosa di orribile e indegno per un Paese civile, davanti al quale il nostro governo avrebbe dovuto quantomeno avanzare una protesta ferma”.
Le speranze del padre di Ilaria Salis
Negli ultimi giorni, forse anche a causa delle durissime immagini provenienti da Budapest, sembrerebbe che qualcosa cominci finalmente a muoversi anche all’interno del governo italiano. Il padre della trentanovenne, Roberto Salis, al termine di un incontro con il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha spiegato: “Ci sono delle evoluzioni sulle modalità che potrebbero consentire di riportare Ilaria in Italia. Mi sembra che ci sia un concreto interesse da parte del governo a trovare una soluzione”.
Il piano del governo italiano e le parole di Orbán
Lunedì, inoltre, il papà della docente monzese incontrerà Antonio Tajani, vicepremier nonché Ministro degli Esteri. Anche il capo della Farnesina si è espresso sulla delicata vicenda, dichiarando: “I legali di Ilaria Salis devono innanzitutto chiedere i domiciliari in Ungheria, cosa che ancora non hanno fatto, dopodiché bisogna chiedere i domiciliari in Italia. Siamo pronti a fare tutto ciò che serve. Noi seguiamo il caso rispettando le norme vigenti e tutto ciò che è possibile per garantire una detenzione rispettosa dei diritti della persona. Ma l’Italia non può intervenire sul procedimento penale”.
Secondo l’avvocato ungherese di Salis, Gyorgy Magyar, le autorità di Budapest potrebbero concedere i domiciliari solo dopo la sentenza, attesa per maggio 2024.
I legali italiani della trentanovenne, che incontreranno Tajani e Nordio il 5 febbraio, invece, sembrerebbero propensi a chiedere direttamente il trasferimento di Ilaria presso la propria abitazione, dove sarebbe comunque monitorata grazie all’uso di un braccialetto elettronico e dai normali controlli della polizia.
Meloni chiama Orbán
Nel frattempo, in questi giorni, sulla vicenda è intervenuta anche la premier Giorgia Meloni, che ha discusso del caso Salis con il primo ministro ungherese Viktor Orbán. Quest’ultimo ha poi dichiarato: “La magistratura non dipende dal Governo, ma dal Parlamento. L’unica cosa che sono legittimato a fare è quella di esercitare un’influenza affinché la Salis abbia un equo trattamento, vedendosi riconosciuti tutti i suoi diritti”.
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