“Celebriamo Marco Polo a sette secoli di distanza dalla sua morte”, in fondo “anche per l’insegnamento di vita che ci ha lasciato. Perché se Marco Polo non avesse osato tanto da intraprendere un viaggio che fino ad allora era ritenuto inimmaginabile, impossibile, fuori portata, se non avesse sfidato l’ignoto, la storia sarebbe probabilmente andata diversamente. Allora noi ricordiamo Marco Polo, soprattutto per ricordare a noi stessi, che la storia in fondo siamo noi. Soprattutto quando non abbiamo paura di osare. Soprattutto quando inseguiamo le nostre convinzioni. Soprattutto quando non ci lasciamo condizionare dai limiti nei quali gli altri credono. Vale per tutti e vale per sempre”. Così la premier Giorgia Meloni, intervenendo all’inaugurazione della mostra su Marco Polo al Millennium Museum di Pechino.
“Partendo da questo – ha proseguito la presidente del Consiglio -, io penso che la memoria senza azione non abbia in fondo un gran valore. E allora se è vero che dal coraggio e dalla capacità di osare è nato anche il legame secolare che unisce le nostre due nazioni, penso che il modo migliore di celebrare quella storia, quella vicenda, questa ricorrenza a sette secoli di distanza sia rendendo più solido quel legame che è prima di tutto un legame culturale che si fonda sul rispetto”.
Piano d’azione Italia-Cina, nuova fase cooperazione
Industria, istruzione, sicurezza alimentare, protezione ambientale e sviluppo sostenibile: sono i principali temi al centro delle intese sottoscritte tra i governi italiano e cinese – in occasione della missione di Giorgia Meloni a Pechino – insieme al Piano d’Azione 2024-2027 tra i due Paesi.
Il Piano, in particolare, rappresenta l’apertura di una nuova fase del partenariato bilaterale, nel solco del partenariato strategico globale del 2004. Il documento, infatti, delinea meccanismi per rafforzare e rilanciare la cooperazione in diversi ambiti di comune interesse tra Italia e Cina, fra cui: commercio, investimenti, tutela della proprietà intellettuale e delle indicazioni geografiche, agricoltura e sicurezza alimentare, ricerca e formazione, ambiente, cultura e turismo, contrasto della criminalità organizzata.
In questo contesto, rilevano fonti italiane, vengono riaffermati principi condivisi come l’importanza di assicurare che le relazioni commerciali siano equilibrate e reciprocamente vantaggiose in modo che le aziende possano operare a parità di condizioni in uno spirito di concorrenza leale e di libero commercio.
Filiera Italia, priorità aumento scambio agroalimentare con Cina
Filiera Italia, priorità aumento scambio agroalimentare con Cina. Obiettivo rilanciare le relazioni economiche commerciali e gli investimenti tra l’Italia e la Cina su alcuni settori prioritari tra cui quello del food e dell’agritech. Le opportunità di collaborazione in tale settore sono state analizzate già oggi in una riunione preparatoria organizzata da Ice, MAECI e dall’ambasciata italiana in Cina e verranno riprese domani in un apposito tavolo a cui parteciperanno numerose aziende cinesi ed italiane presieduto e coordinato dall’Ad di Filiera Italia, Luigi Scordamaglia. Una delle priorità, dichiara Scordamaglia, “resta quella di aumentare l’interscambio agroalimentare tra i due Paesi”.
“Abbiamo esportato in Cina soltanto 580 milioni di euro di agroalimentare”
Lo scorso anno l’Italia ha esportato in Cina soltanto 580 milioni di euro di agroalimentare: “Una cifra che – dice Scordamaglia – non può assolutamente essere considerata sufficiente per un mercato di circa 1,4 miliardi di abitanti e che auspica oggi un cambiamento dei suoi modelli di consumo verso la qualità e la sicurezza”. L’export italiano in Cina, infatti, rappresenta un dato di molto inferiore, ad esempio, a quello della Germania, cresciuta anche lo scorso anno di un ulteriore +15%. I formaggi, l’olio d’oliva ed il vino sono tra i prodotti italiani più conosciuti dal consumatore cinese ma, secondo Filiera Italia, bisogna investire ancora molto per superare le notevoli difficoltà soprattutto di accesso ai sistemi di distribuzione locali. In forte aumento in Cina anche i consumi di prodotti biologici, “altra opportunità per i nostri produttori”, rileva Scordamaglia. Fondamentale in questo senso, secondo l’analisi di Filiera Italia, rimuovere anche una serie di barriere sanitarie e fitosanitarie che penalizzano le nostre filiere, a cominciare da quelle esistenti sulle esportazioni italiane di prodotti di salumeria (da superare attraverso l’applicazione del principio di regionalizzazione e di trattamenti inattivanti quali cottura e stagionatura) della carne bovine e dell’ortofrutta. Al centro del dibattito verrà posto anche il tema dei dazi. “Evidenzieremo come i dazi non siano mai un elemento positivo per il consumatore e per le filiere produttive – afferma Scordamaglia – la via deve essere piuttosto quella di aumentare ed uniformare sempre più gli standard produttivi, siano essi ambientali, di sicurezza e lavorativi, dei prodotti alimentari”. In tal senso, conclude l’organizzazione, “un particolare appello è rivolto ad evitare dazi sui nostri vini e i nostri formaggi o salumi come reazione ai dazi europei alle auto elettriche cinesi, misure queste ultime che Filiera Italia ha valutato sin dall’inizio inopportune ed inutili”.