5 dicembre, al via lo sciopero nazionale dei medici
Come ogni manovra di bilancio, in tempo d’austerità la coperta si rivela corta. Quest’anno un comparto particolarmente insoddisfatto dall’operato di Palazzo Chigi è quello sanitario. Per questo è stato indetto uno sciopero nazionale dei medici e degli infermieri della durata di 24 ore. Anaao Assomed, Cimo-Fesmed e Nursing Up le sigle organizzatrici. Nel mirino, appunto, una manovra che secondo i promotori non darebbe le risorse necessarie a garantire standard sufficienti a rilanciare il Servizio Sanitario Nazionale. La manifestazione principale si svolgerà in mattinata a Roma, in piazza Santi Apostoli, ma molteplici sono le iniziative che si svolgeranno in tutta Italia.
Lo sciopero di domani, 5 dicembre, mette a rischio 1,5 milioni di prestazioni. Circa 30.000 gli interventi che potrebbero essere rinviati a causa della protesta. Saranno comunque garantiti i servizi assistenziali essenziali. Dunque nessun pericolo, neanche a dirlo, per i casi urgenti. Molteplici però gli inconvenienti a cui andranno incontro pazienti e cittadini. Ha infatti aderito circa il 50% del personale sindacalizzato. 180.000 le visite specialistiche che potrebbero saltare. Stesso discorso per circa 50.000 esami radiografici e 30.000 interventi chirurgici.
Le richieste del comparto sanitario
Ma quali sono esattamente le richieste dei sindacati? Innanzitutto un piano di nuove assunzioni. Si chiede poi una detassazione di parte della retribuzione, lo stop al taglio alle pensioni e la depenalizzazione dell’atto medico.
Questo il quadro delineato dal Segretario Generale di Anaao Assomed Pierino Di Silverio: “La condizione della dirigenza medico-sanitaria non è drammatica soltanto oggi, lo è ormai da diverso tempo. Cosa è cambiato rispetto al passato? C’è stato il Covid e, soprattutto, è cambiato il sentimento e lo spirito di abnegazione e sacrificio dei medici. Ormai siamo stanchi, disillusi, la pandemia ha destrutturato il lavoro, ci ha mandato in burnout. Chiedevamo che la manovra contenesse risorse economiche per il lavoro ordinario, visto che ci hanno definiti imprescindibili per il sistema”.
“Non è un passo che compiamo a cuor leggero – prosegue Di Silviero – e ci dispiace per i cittadini che avevano prenotato visite e accertamenti o che erano in attesa di un ricovero già programmato, ma forse sarà un bene che anche loro tocchino con mano cosa vorrebbe dire vivere senza più un servizio sanitario pubblico”.
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