Torniamo a parlare dell’omicidio di Giulia Cecchettin e delle polemiche dopo la sentenza di ergastolo che ha escluso alcune aggravanti.
E mentre il papà Gino organizza con il ministro Valditara delle iniziative per sensibilizzare i ragazzi nelle scuole, arrivano minacce all’avvocato di Turetta, insomma la situazione è tutt’altro che tranquilla.
L’omicidio di Giulia Cecchettin: i dettagli sconcertanti
Come si sente un padre che perde una figlia per la mano di chi diceva di amarla? Gino Cecchettin, ormai conosciuto da tutti, è il padre di Giulia, che ha perso la vita per mano del suo ex fidanzato, che non accettava di essere stato lasciato.
Sono emersi dettagli sconcertanti in merito a questa vicenda, come le centinaia di messaggi che la giovane riceveva, circa 300 al giorno, dove le veniva fatta violenza psicologica di ogni tipo: non doveva laurearsi prima di lui ma i loro percorsi scolastici dovevano andare di pari passo, non poteva mancare di mandargli il messaggio della buonanotte, non poteva uscire con le amiche, doveva essere sempre reperibile, non poteva vestirsi come voleva.
Filippo Turetta pedissequamente esercitava su Giulia una violenza psicologica che lei appuntava sul suo diario. Le vessazioni subite dalla giovane, emerse durante le indagini, fanno venire i brividi.
Dopo la sentenza di ergastolo, il colpevole sta scontando la sua pena nel carcere di Montorio, a Verona, ma intorno a questo responso arrivato in primo grado, si sono scatenate molte polemiche, a partire da quelle della sorella della vittima, Elena.
La rabbia di Elena Cecchettin
La sentenza di ergastolo sembrava agli occhi dell’opinione pubblica, quella più ovvia per Filippo Turetta e così hanno pensato anche i giudici, che in primo grado, l’hanno espressa a gran voce raccogliendo il consenso di tutti. Il padre della vittima, Gino, ha comunque parlato di perdita e non riesce a vedere questo risultato come una cosa buona perché ” nessuno mi darà indietro la mia Giulia” ha detto. mentre il papa di Giulia esprime tristezza e dolore, la sorella di Giulia,Elena urla la sua rabbia, interpretando impensierì dei tanti che sono rimasti spiazzati davanti all’esclusione nella sentenza dell’aggravante della crudeltà.
“Non riconoscere l’aggravante di stalking è mancanza di rispetto” ha detto in riferimento alla sentenza dove appunto, non sono state riconosciute le aggravanti di stalking, crudeltà e minacce. La difesa aveva chiesto attenuanti generiche facendo leva sull’insussistenza della premeditazione. I giudici hanno anche condannato Filippo al risarcimento delle parti civili, oltre alle spese di costituzione legale.
Questo il verdetto arrivato dopo 6 ore di Camera di Consiglio ma Elena non ci sta e su Instagram ha sfogato la sua rabbia: “Ciò che è successo non sparisce solo perché un’aggravante non viene riconosciuta. Sapete cosa ha ucciso mia sorella? Non solo una mano violenta ma la giustificazione e il menefreghismo per la violenza che anticipa il femminicidio”.
Secondo Elena, questo verdetto conferma che le istituzioni non tutelano le donne. Nel suo lungo post sui social, si legge: “Quante donne non potranno mettersi in salvo dal loro aguzzino se nemmeno nei casi più palesi non viene riconosciuta una colpa? Il non riconoscimento dello stalking è una mancanza di rispetto anche alla famiglia della vittima”. Parole molto dure che arrivano quasi in contemporanea di ciò che è successo a Giovanni Caruso, avvocato di Turetta.
Le minacce a Giovanni Caruso
Il legale di Filippo Turetta, Giovanni Caruso, ha ricevuto una busta con tre proiettili, recapitata il 4 dicembre nel suo studio. Subito, l’avvocato ha avvisato la questura e le forze dell’ordine, che hanno sequestrato il materiale alla ricerca di impronte digitali.
In seguito, è stato convocato un comitato tecnico per l’ordine e la sicurezza pubblica, nel quale è stato disposto un servizio di vigilanza per tutelare Caruso in tre aree diverse: la sua abitazione, lo studio dove lavora e l’Università di Padova, dove ricopre il ruolo di professore di diritto penale.
Non è la prima volta che l’avvocato riceve minacce da quando difende Turetta. Infatti già aveva ricevuto lettere intimidatorie e minacce tramite social, tuttavia non aveva mai presentato una denuncia formale, cosa che invece è accaduta in questo caso. La situazione è grave e ancora molto tensa intorno a questo femminicidio, in effetti il diretto interessato è molto scosso per quanto sta accadendo.
Al momento, stanno lavorando al caso, gli uomini della Digos, gli agenti della squadra mobile e la polizia scientifica, per ricostruire il percorso della busta fino all’arrivo nello studio del professionista. Anche in questo caso, Gino Cecchettin ha fatto la differenza e senza provocare, si è schierato dalla parte del legale.
Cecchettin disapprova le minacce all’avvocato di Turetta
A distinguersi in questa terribile vicenda è Gino Cecchettin. L’uomo ha mostrato sempre una grande dignità, nonostante l’enorme tragedia che ha coinvolto la sua famiglia. L’arringa di Caruso per difendere Turetta ha suscitato molte polemiche e lui stesso si era sentito offeso ma poi c’è stata una stretta di mano fra i due.
Anche lui chiaramente, come Elena, sperava nel riconoscimento delle aggravanti, ad ogni modo è consapevole che nessuna sentenza avrebbe reso giustizia alla sua Giulia. Commentando le minacce al legale, Gino ha parlato di un gesto inquietante e inaccettabile in una società civile: “Ogni forma di intimidazione o violenza è da condannare senza esitazione. La giustizia deve fare il suo corso in un clima di rispetto e serenità. Questi atti non rappresentano solidarietà verso le vittime, anzi offuscano la serietà del lavoro che stiamo portando avanti nella Fondazione Giulia Cecchettin”.
L’incontro con il ministro Valditara
E proprio come rappresentante di tale associazione, ha incontrato il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, concordando con lui delle attività da portare avanti nelle scuole per sensibilizzare i giovani sul tema della violenza contro le donne.
“Partendo da una buona formazione dei docenti, si procederà a educare i ragazzi tramite corsi per insegnare il rispetto nei confronti di tutti, specialmente delle donne” ha auspicato il papa di Giulia. L’incontro fra il ministro e Gino è stato utile anche per riconciliarsi dopo le polemiche nate per le parole del ministro, che negavano il patriarcato e l’aumento della violenza sulle donne in correlazione di questo fenomeno.
C’è da ricordare che l’Italia, come pochi altri Paesi, non ha una legge sull’educazione sessuale, questo primo passo potrebbe essere fondamentale per educare i giovani al rispetto e all’accettazione del rifiuto.
