I democratici della Camera USA tornano all’attacco riaprendo il dossier Epstein con la pubblicazione di una serie di e-mail finora rimaste negli archivi federali. Nei messaggi l’imprenditore pedofilo, morto suicida in cella nel 2019, cita più volte Donald Trump. In una comunicazione indirizzata a Ghislaine Maxwell, oggi detenuta con una condanna a 20 anni per traffico sessuale di minorenni, Epstein afferma che una delle sue vittime avrebbe “trascorso ore a casa mia” in compagnia dell’allora magnate e futuro presidente.
Tra i documenti emerge anche uno scambio di mail risalente al 2019 tra Epstein – ex insegnante diventato finanziere – e il giornalista Michael Wolff, in cui si fa riferimento alle circostanze che avrebbero portato Trump a impedirgli di presentarsi nuovamente a Mar-a-Lago. Un tassello che i democratici presentano come indizio di una relazione più complessa di quanto finora dichiarato.
La mossa arriva a pochi giorni dallo scandalo della BBC, travolta dalle polemiche per un documentario in cui il discorso di Trump ai manifestanti del 6 gennaio a Capitol Hill era stato montato e manipolato, provocando dimissioni e imbarazzo all’interno della rete pubblica britannica. Ora, dopo il caso dei video tagliati, arriva la pubblicazione selettiva della corrispondenza elettronica ritrovata in un fascicolo rimasto “in frigorifero” durante le amministrazioni Obama e Biden, con l’obiettivo di suggerire una complicità del leader repubblicano nei traffici sessuali di Epstein.
Resta da capire se questa sia solo un’ulteriore tappa della strategia anti-trumpiana o l’inizio di una campagna più ampia volta a colpire il presidente proprio mentre si rafforza la sua presa sull’elettorato.
La difesa di Trump
Il presidente statunitense ha sempre negato ogni coinvolgimento o conoscenza delle attività di traffico sessuale di Epstein, ammettendo di essergli stato amico per molti anni ma di aver poi interrotto i rapporti con lui. Secondo i democratici della Commissione vigilanza le mail pubblicate, scelte tra le migliaia arrivate alla Camera, sollevano nuovi interrogativi sulla relazione amicale tra i due. “Queste nuove mail sollevano ampie domande su cosa altro sta nascondendo la Casa Bianca e la natura delle relazioni tra Epstein e il presidente”, ha dichiarato Robert Garcia, capogruppo dem della commissione.
Il modo in cui l’amministrazione Trump ha gestito la vicenda Epstein, con il dietrofront rispetto alla promessa elettorale di renderli noti, non è piaciuto a parte della base repubblicana. Le mail risalgono a un periodo successivo all’accordo raggiunto nel 2008 da Epstein con la magistratura della Florida per le accuse di favoreggiamento della prostituzione minorile, con una condanna a 18 mesi di prigione di minima sicurezza, di cui ne scontò solo 13.
L’email con l’omissis e i conti che non tornano
Nella mail inviata il 2 aprile 2011 a Maxwell, di cui la CNN ha pubblicato una copia, Epstein scriveva: “Voglio che tu capisca che il cane che non ha abbaiato è Trump”, riferendosi al magnate che in quel momento era un personaggio televisivo di successo. Nel testo poi segue un omisiss con il nome di una delle vittime che “ha trascorso ore con lui a casa mia, lui non è mai stato menzionato”. I deputati democratici hanno fatto sapere di aver coperto il nome della ragazza citata per proteggere la sua identità.
L’emittente ha sottolineato tuttavia che “il contesto del messaggio non è immediatamente chiaro”. Tra le altre cose, quando ha parlato con Todd Blanche, Maxwell ha detto di “non aver mai visto il presidente in una situazione inappropriata” e di non ricordare di averlo visto a casa di Epstein, ma solo in contesti sociali insieme al finanziere. Trump ed Epstein sono stati amici negli anni Novanta e fino all’inizio dei Duemila, trascorrendo entrambi il proprio tempo tra New York e Palm Beach. La rottura risale al 2004.
La reazione della Casa Bianca
“I democratici hanno consegnato in modo selettivo le mail ai media liberal per creare una falsa narrativa tesa ad infangare il presidente Trump”, ha replicato la portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, alla pubblicazione da parte di diverse emittenti e testate americane delle mail di Jeffrey Epstein in cui viene nominato Donald Trump.
“La vittima anonima a cui si fa riferimento in queste mail è la scomparsa Virginia Giuffre, che ha più volte affermato che il presidente Trump non è stato coinvolto in alcuna azione illegale e non sarebbe potuto essere più amichevole con lei nelle loro limitate interazioni”, ha aggiunto Leavitt.
“I fatti rimangono che il presidente Trump ha cacciato Jeffrey Epstein dal suo club decenni fa perché era viscido con le sue dipendenti compresa Giuffre – ha concluso la portavoce – queste storie non sono altro che tentativi in cattiva fede di distrarre dagli storici successi del presidente Trump. E ogni americano di buon senso può smascherare questa bufala e distrazione dello sforzo per far riaprire il governo”.
