La latitanza di Matteo Messina Denaro arriva sul grande schermo
Arrestato il 16 gennaio 2023 e morto lo scorso 25 settembre, Matteo Messina Denaro è stato uno dei latitanti più “longevi” della storia criminale. Circa 30 gli anni in cui l’ultima guida di Cosa Nostra è riuscita a nascondersi. Una latitanza favorita dalla fitta rete di relazioni nei più svariati ambienti.
Proprio quello su cui è incentrato Iddu (“lui” in dialetto siciliano), il film che uscirà sul grande schermo in questo 2024. La pellicola, diretta da Fabio Grassadonia e Antonio Piazza, ripercorre liberamente la latitanza del boss. Le riprese si sono svolte tra giugno e luglio nella Sicilia occidentale: una coproduzione italo-francese che ha visto la collaborazione tra Indigo Film e Rai Cinema, per parte italiana, e Les Films du Losange per i cugini transalpini. Tra gli attori più celebri Toni Servillo ed Elio Germano, con quest’ultimo nei panni del mafioso di Castevetrano. Del cast fanno parte anche Barbora Bobulova, Daniela Marra, Tommaso Ragno, Fausto Russo Alesi, Giuseppe Tantillo ed Antonia Truppo. La colonna sonora è firmata invece Colapesce.
“Nella ricca storia criminale italiana – spiegano i due registi siciliani – Matteo Messina Denaro e la sua trentennale latitanza sono un unicum. Quanto emerso nel corso degli anni dalle indagini e dalle cronache ci ha offerto la possibilità di scavare nella sua enigmatica personalità e fare luce sul variegato sistema di relazioni che la sua invisibile presenza ha nutrito. Nel nostro film, il latitante è il centro di una danza vorticosa di personaggi che nel sonno della ragione rincorrono sogni che finiscono sempre per trasformarsi in incubi. Incubi tragici e ridicoli”.
Iddu è il primo film che tratta specificatamente della latitanza di Matteo Messina Denaro. Già nel 2017 Grassadonia e Piazza avevano realizzato Sicilian Ghost Story, incentrato sul rapimento e il barbaro omicidio di Giuseppe Di Matteo. Come è noto, la “colpa” della vittima era quella di essere figlio di un pentito, Santino Di Matteo. Tenuto prigioniero per oltre due anni fu ucciso poco prima di compierne 15. Una delle molteplici storie di mafia, che meritano di essere ricordate per rafforzare gli anticorpi verso quella che Peppino Impastato, anch’egli vittima della piovra mafiosa, chiamò giustamente “montagna di merda”.