La politica conquista la 82ª Mostra del Cinema di Venezia (Video)

Tra film di denuncia, proteste pro-Palestina e dibattiti sul potere, il Lido diventa specchio delle tensioni globali.

La mostra del Cinema di Venezia diventa il set di manifestazioni per la pace e libertà dei popoli.

La 82ª edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia si è aperta all’insegna della politica, sia dentro che fuori le sale. Tra film a forte contenuto civile e un’imponente manifestazione pro-Palestina, il festival ha visto sfilare oltre 5.000 persone sul Lido, tenute però lontane dai red carpet da un massiccio dispositivo di sicurezza.

Il corteo ha paralizzato l’arteria centrale dell’isola, coinvolgendo anche volti noti come la presentatrice della Mostra Emanuela Fanelli, gli attori Michele Riondino e Lorenzo Zebetti (quest’ultimo nel cast de La Grazia di Paolo Sorrentino), oltre a Tecla Insolia, Donatella Finocchiaro e Ottavia Piccolo.

Il regista Pupi Avati ha criticato l’iniziativa, affermando: “Protestare mortificando il cinema, un settore già in difficoltà in Italia e non solo, non convince i potenti al cessate il fuoco”.

Il lato oscuro del potere in tre film

Sul grande schermo, il tema del potere ha trovato spazio in opere potenti. In Orphans, si rievoca il terrore della dittatura stalinista in Ungheria. Subito dopo è arrivato Il mago del Cremlino, con un irriconoscibile Jude Law nei panni di Vladimir Putin. Chiude il trittico Nuestra Tierra, docufilm argentino che denuncia lo sfruttamento della comunità indigena di Chuschagasta e l’omicidio del leader Javier Chocobar nel 2009.

Durante la conferenza stampa, Jude Law ha dichiarato: “Interpretando Putin ho imparato il judo. Non ho pensato alle ripercussioni di questo ruolo”.

Il film, diretto dal francese Olivier Assayas e ispirato al romanzo omonimo di Giuliano da Empoli, racconta l’ascesa di Vadim Baranov, consigliere fittizio ma fortemente ispirato al vero spin doctor di Putin, Vladislav Surkov. Paul Dano interpreta Baranov, mentre Law incarna un giovane Putin negli anni ’90, durante la sua rapida scalata al potere.

Il suo arrivo al Lido è stato accompagnato da misure di sicurezza eccezionali: controlli radiometrici, forze dell’ordine in divisa e in borghese, presidio costante dal Palazzo del Casinò alla terrazza dell’Excelsior.

Denuncia e commozione

Nuestra Tierra ha emozionato profondamente il pubblico della Sala Grande. Il film affronta i temi della giustizia negata e della memoria collettiva, raccontando il lungo processo per l’omicidio del leader indigeno e la battaglia per la difesa delle terre ancestrali. Lacrime in sala per regista, cast e spettatori.

Non sono mancate le polemiche neanche intorno a Father Mother Sister Brother, l’ultima opera di Jim Jarmusch, accusata per alcuni presunti finanziamenti israeliani. Il film, privo di riferimenti alla cultura ebraica, è un trittico di storie familiari con protagonisti Cate Blanchett, Tom Waits, Adam Driver e Charlotte Rampling.

Le voci dal pubblico

Fuori dalle sale, le reazioni si sono divise. Gli spettatori argentini si sono detti profondamente colpiti da Nuestra Tierra e dalla sua denuncia. I russi, invece, hanno criticato Il mago del Cremlino per alcune inesattezze storiche: l’assenza di figure chiave come Boris Berezovsky e Vladimir Gusinskij, la sovrastima del ruolo di Eduard Limonov e la mancata menzione della strage di Beslan.

Alcuni hanno segnalato anche errori di ricostruzione: strade troppo moderne, auto anacronistiche, supermercati senza le code tipiche degli anni ’90.

“È tratto da un romanzo” hanno detto, “ma non può essere preso per verità storica”.

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