L’Italia non è solo la patria delle grandi città monumentali dove si trova un immenso patrimonio Unesco, ma anche dei piccoli borghi. Gioielli spesso sconosciuti che esercitano tuttavia un fascino senza eguali. Luoghi depositari di storie, tradizioni, folklore, cultura, enogastronomia, che purtroppo sono in via d’estinzione, cosí come dimostrano i dati dell’Istituto Nazionale di Statistica (Istat) nell’ultimo rapporto risalente al 2015 e diffuso dall’Associazione nazionale comuni italiani (Anci). Un patrimonio che non può essere perduto, pertanto molti comuni hanno adottato una iniziativa per incentivare il ripopolamento di piccoli borghi abbandonati, vendendo casali e case da ristrutturare a solo 1 euro. Un’idea vincente che sta attirando l’attenzione di moltissimi investitori anche residenti all’estero.
Il nome dell’iniziativa non è meramente promozionale, le case vengono effettivamente cedute a un prezzo simbolico. Non c’è da aspettarsi, chiaramente, ville da sogno o casolari ottocenteschi di grande pregio. Per la maggior parte, infatti, si tratta di immobili abbandonati che hanno bisogno di lavori di ristrutturazione, ma che una volta ritornati allo splendore storico, il nuovo proprietario può decidere che uso farne. In molti destinano la nuova a citazione a casa vacanza molti altri invece ne fanno un business, creando una struttura ricettiva turistica anche per affitti stagionali, con la formula B&B.
Condizioni
Per concludere l’affare bisogna soddisfare alcune condizioni riportate dal portale www.casea1euro.it Insieme alla proposta di acquisto va presentato il relativo progetto di ristrutturazione e valorizzazione, da realizzarsi nei tempi stabiliti dal comune, occorre poi sostenere le spese notarili per la registrazione, le volture e l’accatastamento e far partire i lavori nei tempi previsti.
L’ente locale chiede inoltre di stipulare una polizza fideiussoria di valore compreso, solitamente, fra i 1000 e i 5000 euro, che scade con il termine della ristrutturazione. Il comune, durante tutto l’iter, fa da garante e da filtro ed è il referente da contattare per primo laddove se si è interessati. Ma la compravendita resta comunque un contratto tra privati, da una parte il proprietario e dall’altro l’acquirente.
Residenti all’estero
Anche chi non ha la cittadinanza italiana può partecipare a “Case a 1 euro” nel rispetto delle leggi vigenti in materia di immobili. Per prima cosa è quindi necessario che esista un accordo fra il governo italiano e quello estero tale da consentire ai reciproci cittadini di comprare case sui rispettivi territori. Bisognerà poi dotarsi di un codice fiscale italiano da richiedere presso il Consolato di appartenenza.
I borghi interessati
Come detto i comuni che partecipano al progetto sono oltre sessanta, collocati a ogni latitudine. La Sicilia è la regione più interessata, con ben ventisei enti locali partecipanti. Fra questi anche località suggestive come Piazza Armerina (Enna), dove sorge una delle ville romane meglio conservate a livello mondiale, con splendidi mosaici (compreso quello del primo “bikini” della storia). Il Sud in generale è ben rappresentato, attraverso comuni di Molise, Puglia, Campania, Calabria e Basilicata. Undici i borghi del Centro che prendono parte all’iniziativa, quasi tutti di Lazio e Abruzzo. In quest’ultimo territorio l’offerta riguarda anche borghi interessanti come Pratola Peligna (L’Aquila) e Casoli (Chieti), suggestiva località montana.
In Toscana l’unico paese interessato è Fabbriche di Vergemoli (Lucca), a due passi dal parco naturale delle Alpi Apuane. Poca scelta al Nord, presente con Lombardia, Piemonte e Liguria. Curiosità: fra i comuni interessati c’è anche quello di Milano. Ciò conferma come la formula possa diventare appetibile anche nei contesti metropolitani. La Sardegna, infine, secondo casea1euro.it, è presente con cinque borghi. Tutti del suo splendido entroterra.
Lo spopolamento
Dal 1975 in poi, secondo la rilevazione, la stragrande maggioranza dei paesini italiani ha perso oltre la metà dei residenti. Centoquindici piccoli centri già sette anni fa dovevano fronteggiare uno spopolamento del 60%. Una percentuale che aumenta in alcune località come di Roio Del Sangro (Chieti, Abruzzo) e quello Marcetelli (Rieti, Lazio), qui i residenti ad abbandonare il loro luogo natio sono stati addirittura l’81%. Lo spopolamento dei borghi è un fenomeno che può avere sfumature più marcate in singoli territori o regioni ma complessivamente coinvolge tutta la Penisola e le isole, da Nord a Sud, da Est a Ovest.
Le cause
Le cause del fenomeno sono diverse ma a guidare la classifica dei disagi è la mancanza di lavoro e molte volte l’insufficienza di infrastrutture quali strade di collegamento e scuole. La migrazione verso le metropoli, ovviamente, interessa soprattutto i giovani, in cerca di opportunità che solo le città possono attualmente offrire. Ci sono poi problemi legati al gap tecnologico, ai servizi e alla vita mondana. Nei paesini restano, così, solo gli anziani, che non possono ripopolare . Una vera e propria desertificazione di cui il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha parlato di più volte sottolineando come “lo Stato appaia in ritirata da questi territori”.