Facebook, migliaia di licenziamenti già a novembre
Erano stati circa 11.000 i lavoratori di Meta che a novembre scorso avevano perso il proprio posto di lavoro. Si trattava di circa il 13% della forza lavoro di Zuckerberg. Un numero impressionante, che dimostra sia la forza dei giganti digitali che l’entità delle perdite di questi anni. In quel tornante era stato deciso anche il congelamento di nuove assunzioni fino al primo trimestre di quest’anno. I licenziamenti dello scorso novembre si erano svolti quasi in contemporanea con un altro massiccio taglio del personale, quello operato da Elon Musk dopo aver acquisito la proprietà di Twitter. In quel caso i licenziamenti erano stati 3.700. Considerando le Big Tech nel loro complesso, dal 2022 sono state circa 214.000 le persone che hanno visto cessare il proprio rapporto di lavoro. 46.000 sono stati i licenziati solo nei primi mesi del 2023. Una macelleria sociale che rischia di replicarsi, quantomeno parzialmente, anche in questo 2023.
Le cause della crisi
Il fattore scatenante della crisi sembra risiedere proprio nello sviluppo “drogato” dei colossi digitali nel corso della pandemia e delle restrizioni. Finite queste ultime, il progressivo ritorno alla normalità ha provocato un rapido eccesso della forza lavoro proprio in quei settori che prima si erano così rapidamente avvantaggiati dei mutati scenari. Un’enorme bolla, dunque, il cui conto, come al solito, verrà pagato dai lavoratori e dalle loro famiglie. Questa “inflazione” di forza lavoro digitale, parallela a quella del costo della vita, non sembra essere risolta con il nuovo anno. Non a caso le indiscrezioni pubblicate in questi giorni farebbero pensare a un imminente taglio del personale, nell’ordine delle migliaia di unità, in casa Meta, l’azienda proprietaria del popolare social network Facebook.
La digitalizzazione presenta il conto
Ancora nessun annuncio ufficiale quindi, ma si tratta di un’onda lunga attesa da molti osservatori economici in vista di una maggiore flessibilità del gigante della Silicon Valley. La speranza ovviamente è che si possa tornare presto a un equilibrio, con un rapido riassorbimento del personale in esubero. Resta però la macchia di aver fatto una scommessa azzardata sulle spalle dei lavoratori. Dopo aver esteso il proprio raggio d’azione in tutti gli ambiti della vita umana, a cominciare da quella economica e relazionale, il comparto digitale è arrivato a fagocitare anche le proprie risorse umane. Un Moloch tecnologico che deve metterci in guardia sull’entusiasmo acritico verso questo dominio e sulla ricerca del progresso “a tutti i costi”.